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Tensione indo-cinese

Immagine del redattore: Vanni NicolìVanni Nicolì

Circa un mese fa, si sono registrate delle tensioni rilevanti sull’asse sino-indiano che hanno riacceso l’attenzione sui rapporti tra i Governi di Pechino e New Delhi che mettono in evidenza le diverse posizioni dei due Paesi, divisi da anni da questioni territoriali.


Nello specifico, il nuovo episodio ha riguardato un ingiustificato tentativo di ingresso da parte di una pattuglia militare cinese nel nord dello Stato del Sikkim, situato tra Nepal e Bhutan, respinto non attraverso l’uso di armi ma con il lancio di pietre bastoni come riferito dall’esercito indiano.


Dall’altra parte, quella cinese, il portavoce del Ministro degli Esteri Zhao Lijian ha fatto sapere che la pattuglia non ha registrato alcuno scontro sul proprio registro militare e che la Cina continuerà la propria azione a sostegno della pace nell’area. Inoltre, ha esortato l’India a non commettere azioni che potrebbero aggravare la situazione lungo il confine, ormai divenuto molto caldo, tra i due Stati.


Il rischio che un episodio del genere, per quanto possa apparire una “semplice” scaramuccia, possa degenerare in un qualcosa di più grave è molto alto. Al momento, infatti, lo scontro si è concentrato maggiormente sul versante occidentale del Sikkim ma, se si dovesse raggiungere anche quello orientale, lo scontro potrebbe assumere dei contorni decisamente più grandi e gravi. Infatti, come fatto notare da recenti immagini satellitari, nella zona indiana ci sarebbe un villaggio cinese.


Questo recente episodio ha messo nuovamente sotto i riflettori una rivalità territoriale di lunga data. India e Cina si sono sempre scontrate per il dominio di alcune importanti aree nella zona della catena dell’Himalya. I due Paesi, a parte la famigerata guerra sino-indiana del 1962 che vide la Cina aggiudicarsi diversi territori nei pressi della celebre catena montuosa, hanno sempre mantenuto cauti rapporti diplomatici.


Il vero problema, però, potrebbe derivare dai mancati accordi sulla sovranità territoriale dell’area himalayana. Infatti, la presenza di territori che godono di una certa autonomia potrebbe aumentare il desiderio di questi due Stati ad ampliare la loro sfera di influenza per vantare un maggior dominio non solo su una determinata area, ma anche sul tutto il continente asiatico.


Se nel lontano 1962 gli interessi cinesi verso la regione dell’Akasai Chin erano motivati da ragioni di politica interna (controllare quella zona significava avere maggiore controllo su territori difficili da gestire come il Tibet e lo Xinjiang, stavolta la natura degli interessi è economica e religiosa.


L'Himalaya orientale è ricco di risorse, strategicamente prezioso ed è abitato da popoli storicamente indipendenti. I potenti fiumi dell’area formano potenziali linee di vita per questi due Paesi che hanno un urgente bisogno di energia e che sono particolarmente carenti d'acqua. Questi due fattori spiegano l’intensa competizione per lo sfruttamento delle risorse naturali attraverso la costruzione di dighe. Inoltre, l'età avanzata del Dalai Lama significa che entrambi gli Stati si preoccupano della sua successione. Il controllo dell'Himalaya buddista tibetano, in particolare Tawang, potrebbe potenzialmente determinare dove si troverà il prossimo Dalai Lama.


Gli interessi in gioco sono molti, però è volontà comune quella di mantenere una linea di dialogo perché nessuno dei due Paesi vorrebbe una guerra, soprattutto in questo momento.

La situazione rimane tesa e merita di essere costantemente monitorata.


Oggi, la Cina è un partner commerciale importante per l’India, ma, nonostante questi accordi economici, New Delhi ha sempre conservato una certa precauzione nei confronti del vicino cinese. Infatti, il Governo indiano ha anche vietato l’utilizzo di duecento app cinesi per il pericolo di un’elevata infiltrazione informatica da parte di Pechino.


Un altro punto che potrebbe destabilizzare i rapporti tra i due Paesi potrebbe essere la vicinanza dell’India agli Stati Uniti. Questo legame era già presente durante l’amministrazione Trump e adesso, con Biden pronto a far valere le posizioni americane contro le mire cinesi (volontà evidenziata dal recente colloquio telefonico tra i due Capi di Stato) la difficoltà di dialogo tra questi due attori politici potrebbe risultare ancora maggiore.

 

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