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Questione di tempismo

Immagine del redattore: Vanni NicolìVanni Nicolì

Neanche il tempo di permettere agli Italiani di calibrare le proprie vite in base alle disposizioni cromatiche stabilite dal DPCM durante le feste che da Roma giunge la notizia di una crisi di Governo. Se l’Italia e i suoi cittadini sono ormai avvezzi a questa espressione, la sorpresa giunge, inevitabilmente, sia per i tempi che per le modalità nelle quali si sta consumando questo potenziale strappo.


Nella settimana dell’Epifania, il partito “Italia Viva” guidato da Matteo Renzi ha iniziato a minacciare il governo Conte di togliere il proprio appoggio a quest’ultimo ed è iniziata una grave e contraddittoria operazione di boicottaggio da parte dei due ministri Bonetti e Bellanova che, privilegiando la politica del proprio partito, hanno dimenticato (o voluto dimenticare) il giuramento che hanno fatto per questo Esecutivo. Il motivo? Le linee politiche di questo Governo non rispecchiano i valori e gli ideali che avevano spinto le due ad impegnarsi in questa avventura politica.


Al netto di questa notizia, è doveroso precisare che questo contributo non intende fare politica o propaganda. Serve ed urge fare chiarezza sulle dinamiche che accompagnano queste manovre di crisi e capire che impatto queste possano avere sulle vicende dell’Italia.

Prima di tutto, si sottolinei una necessità costituzionale che il Paese sta perdendo da diversi anni. Ci riferiamo, ovviamente, al diritto di voto. Questo rappresenta uno dei capisaldi della nostra Repubblica ed è un diritto/dovere civico che i cittadini italiani non stanno più esercitando regolarmente (si sono svolte soltanto due votazioni dal 2013 ad oggi, a fronte di ben più numerosi cambi di Governo).


Potremmo ovviare a questo incredibile deficit democratico con la motivazione della pandemia. Ma questa rappresenterebbe una scusa debole. Si sono svolte le elezioni amministrative, potrebbero svolgersi anche quelle nazionali.


In secondo luogo, sorge una domanda spontanea e doverosa. Come può un partito che nelle ultime elezioni amministrative ha raccolto il 3,5%, mettere a repentaglio la tenuta di un Governo nazionale composto da diverse anime politiche? Vedendo le ceneri dalle quali il cosiddetto “Conte bis” nasce, la perdita dell’appoggio di un singolo partito diventa un fattore determinante. Con le opposizioni pronte a rivendicare il proprio spazio politico, Conte e i suoi Ministri hanno bisogno dell’appoggio di chi lo sostiene per provare a completare la legislatura.


E allora, come vedere questa crisi?


Il problema nasce sicuramente dal tempismo.


Ricorderemo, sicuramente, il pessimo tempismo che gli esperti di politica nazionale hanno imputato a Matteo Salvini, leader della Lega Nord. Convinto del suo gradimento e della debolezza attorno a Conte e al Movimento 5 Stelle, uscì dal Governo senza riuscire a farlo cadere. Risultato finale? Il suo partito è rimasto fuori dalla maggioranza e ha perso importanti punti di gradimento.


Se questo errore può e deve essere imputato ad un pessimo tempismo dal punto di vista dell’opportunità politica, diversamente deve essere giudicato questo improvviso risveglio della compagine di Renzi.


Il tempismo richiamato dal titolo del seguente articolo è un qualcosa che non riguarda l’ambizione o la sete di potere di persone che hanno assaggiato il comando e ora lo rivorrebbero, ma inerisce alle sorti del nostro Paese.


Può una scalata ai vertici della politica nazionale essere giustificata in questo preciso frangente storico? L’Italia è sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea per il modo con cui gestirà i fondi derivanti dal Recovery Fund. Inoltre, potrebbe essere destinataria di una terza ondata del virus che si sta cercando di evitare in tutti i modi possibili attraverso la mediazione tra le necessità mediche e ospedaliere da una parte, e la voglia di normalità di un Paese stanco ma comprensivo della doverosità di fare ancora sacrifici. Infine, l’Italia è in piena campagna vaccinale e per centrare gli obiettivi di questa, serve coerenza e unione politica. Il peso italiano a Bruxelles deve essere forte ora più che mai.


Per ultimo, non certo per ordine di importanza, il 2021 è un anno chiave per la visibilità dell’Italia. Il nostro Paese detiene, dal 1° dicembre 2020, la Presidenza del G20.


Nello specifico, il programma di questa Presidenza si articola intorno a tre elementi fondamentali: People, Planet, Prosperity. L’obiettivo, infatti, è riuscire a raggiungere delle politiche che permettano di prenderci cura del pianeta e delle persone, assicurando una forte ripresa economica che sia al contempo inclusiva e sostenibile.


Questo ruolo di primo piano culminerà nel vertice dei leaders del G20 a Roma il 30 e 31 ottobre.


Inoltre, la Presidenza italiana e la Commissione europea ospiteranno, insieme, il G20 Global Health Summit, che avrà luogo sempre a Roma il 21 maggio.


A causa di queste importanti e gratificanti vetrine internazionali e mondiali, l’Italia ha l’obbligo di presentarsi nella miglior forma politico-istituzionale possibile.


Pertanto si auspica, al di là del colore politico che caratterizza ognuno di noi, una soluzione veramente vantaggiosa per l’Italia. Può essere lo scenario prospettato da un “Conte ter” o quello di un Governo di solidarietà guidato da un tecnico di grande notorietà come Mario Draghi.


Al di là delle opzioni presenti sul tavolo, il faro della nostra classe politica è e deve essere il bene perenne del Paese con la speranza che il lontano ma contemporaneo eco di quella vocina che dice “stai sereno”, non sia lesivo ad uno Stato intero come lo fu per un vecchio Presidente del Consiglio.


 

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