
La fine del conflitto tra Azerbaijan e Armenia, segnata da una pace nella quale la Russia ha svolto un importante ruolo in cabina di regia, ha segnato importanti e profondi cambiamenti.
Prima di tutto, dal punto di vista prettamente geografico. Gli Armeni, a causa della sconfitta militare, hanno dovuto cedere il tanto conteso territorio del Nagorno-Karabakh.
In secondo luogo, come diretta conseguenza di questi due eventi, a Yerevan si è generato un profondo malcontento popolare guidato dal partito di opposizione Dashnaktsutyun che chiede a gran voce le dimissioni dell’attuale Primo Ministro Nikol Pashinyan.
Un altro effetto negativo per i già delicati equilibri socio-politici dell’Armenia (sempre derivante dalla sconfitta contro il nemico azero) è stata la decisione di Pashinyan di voler ottenere le dimissioni del Capo di stato maggiore dell’esercito Onik Gasparyan che a sua volta aveva chiesto quelle del Governo. Infatti, sembra esserci tra le due parti un vicendevole scambio di accuse sull’esito del conflitto.
La posizione del Primo Ministro è quella più forte, ma per riuscire ad ottenere l’avvicendamento dell’autorità militare è necessaria la firma del Presidente della Repubblica. Questa non è ancora arrivata a causa della situazione di particolare tensione sociale che ha diviso il Paese in due fazioni opposte. Infatti, da una parte c’è chi sostiene l’attuale Esecutivo, mentre dall’altra coloro che ne chiedono le dimissioni.
Verso la fine di febbraio, il Primo Ministro Pashinyan ha dichiarato pubblicamente che l’Armenia ha rischiato di subire un colpo di stato. Il motivo sarebbe da ricollegarsi nel fatto che a sostegno della posizione di Gasparyan ci sarebbe l’esercito che però, stando alle parole del console armeno in Italia, sarebbero anche ben lontani dall’entrare in politica.
Nonostante il cauto ottimismo di queste dichiarazioni, la situazione a Yerevan si sta facendo sempre più pesante.
Pashinyan ha affermato a gran voce che non sta abbandonando il Paese, ha smentito voci secondo le quali sarebbe pronto a prendere un aereo perché i militari sarebbero sul punto di insorgere e il Presidente della Repubblica, Armen Sarkissian, sta lavorando assiduamente per invitare alla calma, cercando di mediare tra le richieste del popolo e della classe politica.
Nel frattempo, però, nella capitale, migliaia di persone stanno manifestando violentemente e ci sarebbero stati degli scontri tra lo schieramento a favore del Primo Ministro e quello che appoggia la posizione dei militari.
È notizia recente, invece, che un nutrito gruppo di manifestanti ha fatto irruzione in uno degli edifici del complesso governativo di Yerevan.
Alla luce di questi sviluppi, è arrivata la condanna internazionale. La Russia, tramite le parole del Ministro degli Esteri Dmitry Peskov, ha manifestato tutta la sua preoccupazione per la crescente escalation di violenze che sta colpendo un Paese alleato. Dall’altra parte, la Turchia ha fermamente condannato qualsiasi forma di colpo di stato.
Non resta che seguire lo sviluppo di una vicenda che al momento risulta essere decisamente complicata per la sua fragilità e per gli interessi in gioco.
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