
Finalmente una risposta, finalmente un’azione. Abbiamo dovuto aspettare tanto ma alla fine non siamo rimasti delusi. L’Unione Europea, attraverso il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha fatto sapere che gli Stati membri hanno deciso di voler tagliare le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 con l’obiettivo di affrontare la lotta al cambiamento climatico in modo più serio e convincente.
Avere la testimonianza concreta di un desiderio di riforma e di maggiore sensibilità verso una tematica tante volte, e ingiustamente, bistrattata come l’ambiente è indice di una rinnovata e rafforzata attenzione europea.
Cinque anni dopo il famoso Trattato di Parigi sul clima e un solo anno dopo la stipula del “Green Deal”, questo ulteriore accordo rappresenta il terzo importante tassello che segna ulteriormente la strada verso un obiettivo tanto ambizioso quanto non semplice ma di vitale importanza come la neutralità climatica entro il 2050.
Una trattativa, quella che ha fissato questi nuovi obiettivi, molto importante, difficile e dall’esito non scontato. I Paesi membri hanno impiegato tutta la notte tra il 10 e l’11 dicembre per arrivare a questa decisione e superare il no imposto dalla Polonia che ha un’economia che dipende ancora molto dal carbone.
Inoltre, questo negoziato, che chiude questi due giorni di vertice a Bruxelles con la cancelliera tedesca Angela Merkel come Presidente di turno dell’Unione, ha portato all’aumento della soglia delle emissioni da tagliare dato il precedente livello che si attestava al 40%.
Quanto deciso nei palazzi dell’Unione può essere definita una vittoria importante, coraggiosa e allettante.
Nonostante le enormi difficoltà per rilanciare l’economia e la stabilità di un continente intero che vive ancora in piena pandemia, l’UE non si è tirata indietro e ha accolto questa sfida.
Ed è proprio nelle tempistiche che sta l’importanza di questa decisione.
Quando l’intera Europa era stata forzata in un lockdown generale, abbiamo potuto osservare come la natura si sia riappropriata dei suoi spazi con un’incredibile diminuzione dei livelli di inquinamento. Da qui, la comprensione di questa necessità di fondo.
Ora però il grosso colpo di scena. Perché non ci si è lasciati abbattere dai dati drammatici dell’economia e della disoccupazione, non si è caduti nella trappola del voler inseguire in maniera disperata ogni forma di guadagno. A delle necessarie misure legislative che permetteranno a tutti gli Stati di rilanciare la propria economia e di migliorare la condizione sociale della propria popolazione, si affianca l’osservanza di parametri di rispetto dell’ambiente molto importanti. Questi, come affermato dalla von der Leyen, renderanno l’Europa il primo continente al Mondo per sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali.
A questo punto, ricordandoci delle tante tappe di avvicinamento che ci hanno condotto a questo accordo, non è così impensabile sperare che l’Unione Europea si faccia portavoce di questa maggiore sensibilità anche nel resto del Mondo. Riuscire a far riavvicinare gli Stati Uniti ad un tavolo di trattative che riguardi anche e soprattutto il clima e l’ambiente sarebbe un catalizzatore fondamentale per far crescere la coscienza di tante altri Stati, anche quelli solitamente più restii.
Almeno questa è la speranza.
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