
Nonostante la difficoltà nel viaggiare e le paure dei contagi, non è venuto meno l’annuale summit regionale che vede riuniti, sotto l’egida del Forum dei Paesi dell’America Latina e dei Carabi, ben trentatré rappresentanti tra membri dei Governi nazionali della suddetta area, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni intergovernative e finanziarie ed esponenti del mondo privato, civile e accademico.
Obiettivo di questo speciale incontro è stato quello di rafforzare ulteriormente, soprattutto in un momento storico delicato come quello che stiamo vivendo, l’impegno sociale e politico per raggiungere i numerosi e ambiziosi obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di sviluppo sostenibile.
Questo progetto, siglato nel settembre del 2015 da 193 Stati e avviato ufficialmente nel 2016, rappresenta un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Include ben 169 obiettivi ed è a supporto di un altro programma mondiale di grande importanza, quello delle “Sustainable Cities”.
La compresenza di rappresentanti dell’ONU è vista come un elemento fondamentale, dato che questo incontro pone obiettivi discussi in diverse sedi ma comunque legati e aderenti alla medesima iniziativa di sviluppo sostenibile promossa dalle Nazioni Unite. La regionalizzazione di tale accordo, infatti, è un modo di collaborare tra Paesi con economie fragili che si impegnano per dare un’unica voce nell’assemblea di New York ad un’aria geografica che vuole essere competitiva nell’affrontare le sfide economico-sociali di questo periodo.
Durante il Forum, sono stati molti gli appelli rivolti alla necessità di tenere viva l’attenzione su tematiche di questa rilevanza soprattutto in un momento in cui l’emergenza sanitaria ed economica derivanti dalla pandemia potrebbero distogliere risorse ed energie sui progetti di sviluppo sostenibile già avviati.
A questi Paesi, vanno riconosciuti i grandi risultati ottenuti nelle loro performances economiche negli ultimi anni che hanno rilanciato l’area anche grazie a fenomeni di immigrazione intra-regionali. Infatti, al di là della natura e della portata ecumenica di questo programma, l’America Latina e l’area caraibica hanno rafforzato la loro cooperazione anche con l’Unione Europea e diversi Stati membri (molto importante anche il dialogo costruito con l’Italia) che, attraverso lo strumento dei partenariati regionali, hanno agevolato e stanno seguendo pedissequamente il percorso di crescita economica delle due aree centro-americane.
Accanto alla comune volontà di proseguire insieme questo cammino condiviso, la Segretaria esecutiva della CEPAL (commissione economica per America Latina e Caraibi) Alicia Barcena ha sottolineato con vigore la necessità di sconfiggere mali sociali ancora troppo radicati nell’area come la cultura del privilegio che favorisce i ricchi a scapito dei più poveri, le disuguaglianze sociali ed economiche e la povertà. Inoltre, è stata auspicata, come vero obiettivo di questo incontro, la costruzione e la condivisione di un sistema giuridico universale e unico che permetta di rendere possibile la realizzazione di questi obiettivi. Perché, come dimostrato dai dati raccolti dal CEPAL, il vero problema, ad un anno dalla diffusione del Covid-19, è che certe disuguaglianze economiche e sociali sono aumentate e i Governi locali hanno accantonato la loro attenzione su queste tematiche in modo troppo netto, nonostante i problemi sanitari mondiali.
Nonostante il necessario impegno in questa battaglia sociale e la necessaria adozione di un modello multilaterale di cooperazione internazionale, dal Centro-America si sollevata prepotentemente una domanda nel tentativo di comprendere come mai, nel mondo, si è ancora lontani dal raggiungere tanti e fondamentali obiettivi.
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