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Nuove frontiere economiche

Immagine del redattore: Vanni NicolìVanni Nicolì


Lo studio degli scenari geopolitici degli ultimi anni ha sempre indicato come possibile rivale per gli Stati Uniti, nella sua attuale leadership di potenza geopolitica mondiale per eccellenza, soltanto un Paese. Questo non è la Russia, descritto come gigante dai piedi d’argilla, bensì la Cina.


Un’ulteriore investitura ufficiale arriva anche dalle parole dell’ex Primo Ministro canadese, Stephen Harper, che ha commentato il recentissimo clima di tensione internazionale tra Washington e Mosca non definendolo come una nuova Guerra Fredda. Se mai ce ne dovesse esserne una seconda, secondo l’ex Capo di Stato, questa riguarderebbe Washington e Pechino data la grande forza cinese in ambito economico, commerciale e affaristico.


Proprio su questi due ultimi fronti, il Governo cinese è particolarmente attivo. Ad inizio 2021, questo ha inaugurato il quattordicesimo piano quinquennale con l’obiettivo di migliorare il rapporto tra il settore delle esportazioni e degli investimenti esteri con quello della domanda interna. Scopo di questo piano è quello di invertire l’andamento registrato nelle interazioni tra questi due settori negli ultimi anni e fare della domanda interna il principale motore di crescita del Paese.


Tra le iniziative economico-commerciali del nuovo corso figurano l’apertura dello STAR market, il Nasdaq cinese e l’intenzione di avviare un proprio sistema valutario digitale. Questo ultimo aspetto, in particolare, risulta fondamentale perché la Cina potrebbe diventare il primo Stato ad istituire una valuta digitale. Infatti, nonostante l’interesse verso un progetto economico-valutario di questo genere, ad oggi, la Banca Centrale Europea e la Federal Reserve americana sono ancora ferme ad una fase valutativa di questa iniziativa.


Da segnalare, dietro lo sviluppo di questo progetto, il grande lavoro e ruolo della Banca Centrale Cinese che ha recentemente concluso il secondo progetto pilota e nei prossimi mesi potrebbe iniziare a mettere in circolo questa nuova valuta che prenderebbe il nome di Yuan digitale.


Nonostante l’intenzione di ergersi a potenza economica mondiale indiscussa, questo progetto potrebbe comportare degli svantaggi come la svalutazione dello Yuan tradizionale e il basso livello di garanzia che porta con sé una valuta digitale nonostante la presenza di una forte e influente autorità di controllo e vigilanza come la stessa Banca Centrale.


Al di là degli aspetti puramente tecnici, l’iniziativa economico-finanziaria di Pechino si colora di due intenti specifici e molto importanti.


Il primo, sul fronte interno, riguarda il desiderio del Partito Comunista cinese di poter controllare in maniera più efficace la circolazione di capitale nel Paese e, in modo più specifico, le transazioni dei colossi finanziari e industriali. Ad oggi, aziende di pagamento online come WeChat e Alipay sono in grado di mobilitare dei capitali davvero considerevoli e, per evitare la formazione di un forte oligopolio in questo settore, il Governo vorrebbe affidare la leadership di questo comparto proprio alla Banca Centrale. Inoltre, tramite questa nuova modalità di pagamento, non sarebbe più possibile mantenere l’anonimato dei mittenti e dei destinatari dei pagamenti come avviene nella circolazione dei contanti e si riuscirebbe ad evitare la fuga di ingenti capitali dal Paese.


Il fronte estero e internazionale è sicuramente quello che colpisce maggiormente. La Cina, infatti, ambisce ad un grande colpo finanziario. Lanciare una valuta digitale di Stato potrebbe essere il primo passo per sostituire il dollaro come valuta di riferimento per le transazioni internazionali tra Paesi. In un mondo sempre più digitalizzato e tecnologicamente all’avanguardia, lo Yuan digitale potrebbe presentarsi molto più appetibile di qualunque altra valuta in formato cartaceo.


La combinazione tra questi effetti, sia nazionali che internazionali, potrebbe costituire un primo e importante passo verso una candidatura forte di Pechino come potenza geopolitica mondiale nel settore economico-internazionale. Impostare un ordine del genere oggi, potrebbe significare ridisegnare i confini del mondo domani.

 

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