
Il Nord Stream 1 è un gasdotto lungo circa 1200 km che trasporta gas naturale dalla Federazione russa all’Europa attraverso il Mar Baltico. Il progetto, avviato nel 1997 e terminato nel 2011, vede tra i suoi azionisti la società statale russa Gazprom, le due società tedesche Wintershall ed E. ON Ruhgas, l’olandese Gasunie e la francese Engie. In base al quadro delle Reti Trans – Europee dell’Energia, il gasdotto è di rilevante importanza per l’Unione Europea, in quanto può garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e il completamento del mercato interno.
In seguito ad una valutazione attenta da parte di alcuni leader europei, si è deciso di implementare la distribuzione con un nuovo gasdotto, il Nord Stream 2. Una volta terminata l’opera, che oggi è al 95% del processo di realizzazione, la Russia potrebbe raddoppiare la fornitura di gas naturale all'Europa.
A causa di alcuni avvenimenti accaduti dal 2014 in poi, come la questione della Crimea e il sostegno russo ai separatisti ucraini, il lavoro sulla rete è stato più volte sospeso e sono state imposte sanzioni a tutte le aziende coinvolte nella costruzione del Nord Stream 2. Inoltre, l’incarcerazione di Alexei Navalny e il recente spostamento delle truppe russe vicino al confine ucraino, potrebbero portare ad un nuovo arresto e ulteriori sanzioni, sia da parte europea che americana.
Il nuovo presidente americano, Joe Biden, sta cercando di fare tutto il possibile per riprendere il dialogo politico con l’Europa e rafforzare i legami economici con la Germania, in modo tale da non lasciare che l'UE finisca per essere troppo dipendente dalla Russia, come accadrebbe qualora entrasse davvero in funzione il Nord Stream 2.
L’unico modo per garantire la sicurezza energetica dell'Europa, secondo Biden, è quello di diversificare l’approvvigionamento: è per questo motivo che Washington vorrebbe sostituire la fornitura russa con il proprio gas naturale, trasportato sotto forma liquida e inserito successivamente nella rete europea. Tuttavia, il suo prezzo molto più alto lo rende poco competitivo sul mercato.
Per quanto riguarda la Germania, nel dibattito pubblico continuano le discussioni attenenti al nuovo gasdotto. Alcuni partiti, come quello dei Verdi, vorrebbero lo stop definitivo dei lavori, mentre altri invece preferirebbero trovare un compromesso. Se si dovesse optare per l’arresto totale del progetto, sarebbe soltanto un inutile spreco di denaro da parte dei contribuenti tedeschi, per cui è molto più probabile che si proceda con la proposta del Spd, che prevede la fine dei lavori sull’impianto e che l’attivazione dello stesso dovrà dipendere da precise condizioni in ambito di diritti civili e diritto internazionale.
Anche alcuni governi dell’est Europa sono contrari alla costruzione del nuovo gasdotto. I continui conflitti politici e militari all’interno dell’Ucraina hanno fatto sì che Gazprom preferisse cercare rotte alternative. Questa scelta preoccupa non poco il governo ucraino, che vedrebbe mancare le entrate derivanti dai diritti di transito del gas russo sulle attuali condotte ucraine (gestite dagli americani), che attraversano il paese per raggiungere l’Europa. Per giunta, secondo Taras Kachka, ministro dell’economia ucraino, il Nord Stream 2 è “100 percento anti-ucraino” e potrà essere usato come uno strumento di ricatto da parte della Russia.
Con il nuovo gasdotto, Vladimir Putin finalmente potrebbe mettere fine alle pressioni da parte degli Stati di passaggio sulle vecchie rotte e allo stesso tempo migliorare l’economia russa stremata dalla pandemia. Se il Nord Stream 2 non dovesse andare a buon fine, probabilmente Mosca cercherebbe un rifugio presso Pechino, tutto ovviamente ai danni dell’Occidente “allargato”.
Una cosa è certa: i lavori sul Nord Stream 2 verranno completati. L’unico dubbio che permane è se, e quando, verrà attivato.
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