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Lavori in corso a destra


In un’Europa e in un’Unione Europea che stanno vivendo dei cambiamenti così repentini e profondi nelle loro società, tra le paure del Covid e il desiderio di ritornare alla normalità, anche la politica sta cercando di fare quadrato intorno a sé e al suo desiderio di intercettare le nuove esigenze di società e istituzioni socio-politiche.


Ed è proprio in questa direzione che si spiega il movimentato e fitto calendario politico dei gruppi nazionalisti di destra (i cosiddetti sovranisti) all’interno del Parlamento europeo.


I tre principali attori di questa area politica, l’ungherese Viktor Orban, il polacco Mateusz Morawiecki e l’italiano Matteo Salvini si sono incontrati a Budapest, in aprile, per discutere di una possibile alleanza tra i loro partiti per la formazione di un nuovo gruppo parlamentare a Bruxelles.


L’occasione per questa nuova alleanza deriva dal modificato quadro europeo sulle regole di espulsione di gruppi politici presenti in una coalizione nel Parlamento Europeo. Infatti, il partito ungherese Fidesz era all’interno del macro-gruppo rappresentato dal PPE (Partito Popolare Europeo) e, nonostante la deriva autoritaria presa dagli Ungheresi nella politica nazionale, non si poteva procedere con l’espulsione di questi membri ormai acquisiti da tempo se non con il voto favorevole del 66% dei membri.


La situazione è cambiata quando, nel 2019, con una norma che può tranquillamente essere definita ad personam proprio per il caso magiaro, ora è necessario ottenere la maggioranza assoluta per prendere una decisione del genere.


E così è stato. Il gruppo Fidesz è stato rimosso a causa della deriva politica assunta da Orban e dal suo Esecutivo nella politica nazionale e nei continui contrasti in quella comunitaria.


Queste ruggini sono state rese ancor più evidenti all’interno del dibattito parlamentare per l’approvazione dei fondi Next Generation e per il piano dell’UE dal 2021 fino al 2027. Queste, infatti, sono state due iniziative duramente osteggiate da Orban, dai rappresentanti del Governo magiaro e dai suoi euro-parlamentari.


Un dato importante che spiega questi attriti è che l’uscita dal Partito Popolare non permetterà agli ungheresi di Fidesz di avere lo stesso e influente peso specifico che avevano in precedenza.


La primissima casa che potrebbe essere congeniale, in termini di ideali politici, potrebbe essere l’ECR Group (European Conservatives and Reformists, che raccoglie anche i deputati di Fratelli d’Italia, gli alleati polacchi del PiS e il gruppo Identità e Democrazia, tra le cui file siedono sia la Lega di Salvini che il partito tedesco Alternative für Deutschland (AfD)) che, nonostante il successo che sta ottenendo nei movimenti e nelle preferenze nazionali, non è ancora in grado di influire seriamente nelle decisioni politiche di Bruxelles.


Vedendo quindi la forza nazionale che gli euroscettici hanno e stanno raccogliendo all’interno dei dibattiti interni ed europei, c’è la seria intenzione di assecondare questo momento per provare a rafforzare la propria posizione anche all’interno delle dinamiche politiche europee.


Nonostante questi intenti forti e comuni, ci sono delle difficoltà che potrebbero non permettere la realizzazione di questo progetto politico.


Un altro importante tentativo è stato fatto, di recente, in Portogallo dove, a Cascais, c’è stata una due giorni del gruppo politico Identità e Democrazia. Nell’occasione rappresentanti italiani di Lega e Fratelli d’Italia, insieme ai colleghi fiamminghi di Vlaams Belang, hanno ribadito la necessità di dare una casa comune ai sovranisti per poter esercitare un certo peso all’interno delle decisioni politiche comunitarie.


Ad oggi, però, nonostante le intenzioni, il progetto sembra ancora lontano da una sua realizzazione.


Gli Italiani hanno provato a far entrare nel progetto di coalizione anche i rappresentanti europei di Forza Italia guidati dall’ex Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani il quale ha ribadito, in modo deciso, che è impensabile provare a replicare a Bruxelles il modello di coalizione di centro destra presente in Italia data l’eccessiva eterogeneità delle anime politiche coinvolte in questo embrionale progetto e il loro grado di estremismo.


Inoltre, gli entusiasmi dei gruppi politici italiani potrebbe subire un’ulteriore frenata anche da parte delle vicende politiche interne all’Italia. La necessità di dover lavorare intensamente per la salvaguardia del Paese, con la Lega chiamata anche a dare continuità e coerenza con le decisioni e le strategie del Governo Draghi (del quale è parte), potrebbe far tramontare queste intenzioni.


Ciò che si decide e il modo di decidere di alcuni Paesi oggi, come Ungheria e Polonia, rappresentano un modello fortunatamente lontano e irrealizzabile in Italia. Quest’ultimo, inoltre, rappresenterebbe un freno razionale e importante al modo di agire e fare politica dei nostri partiti, specie quelli che per coerenza politica e governativa dovrebbero collaborare e non osteggiare l’Unione Europea.

 

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