top of page

La “guerra” della pesca

Immagine del redattore: Vanni NicolìVanni Nicolì


Se nel mese di dicembre l’Unione Europea e il Regno Unito avevano festeggiato la compilazione e l’adozione di un accordo per regolamentare la “Brexit”, quell’ottimismo che aveva accompagnato Londra e Bruxelles ha seriamente rischiato di saltare a causa delle forti tensioni tra Regno Unito e Francia presso l’isola del Jersey, nel sud del Canale della Manica.

Nello specifico, il confine tra l’isola britannica e la Francia è stato oggetto di particolari attenzioni normative e regolamentarie da parte dell’accordo Brexit perché ha sempre rappresentato un’area importante per il redditizio settore della pesca.


Ed è per questa ragione che l’intesa tra Londra e Bruxelles prevedeva uno specifico accordo per il settore ittico secondo il quale pescatori provenienti da Paesi comunitari avrebbero potuto operare nelle zone limitrofe al Canale della Manica se in possesso di una specifica autorizzazione ottenibile se si dimostra di aver operato nella medesima area anche in passato.


Nonostante la previsione normativa concordata tra le parti, i pescatori francesi hanno manifestato la loro contrarietà per un’eccessiva lentezza burocratica inglese nel concedere tali autorizzazioni. Inoltre, il 30 aprile le autorità inglesi hanno inviato alla Commissione europea nuove e particolari condizioni per la pesca nelle acque intorno a Jersey che, come confermato da esponenti comunitari, sono specifiche e accettabili solo se basate su criteri scientifici. L’UE, per questo, ha dichiarato di volerle verificare attentamente affinché non si registrino fatti e condizioni discriminanti ai danni dei pescatori comunitari.


Il vero problema, però, riguarda il fatto che Londra ha recapitato le nuove informazioni sulle condizioni di pesca appena due ore prima la loro entrata in vigore.


Secondo Parigi, i requisiti per ottenere le licenze di pesca rivelati la settimana scorsa dal Governo del Jersey sono più complessi e punitivi di quanto previsto e tantissimi pescatori non hanno avuto il via libera per poter operare. Per questa ragione, il Governo Macron, nella persona della Ministra per gli affari marittimi Annick Girardin, ha minacciato l’isola di voler tagliare la corrente dato che il Jersey dipende dalla energia elettrica erogata da Parigi. In più, il Presidente francese ha spalleggiato la protesta dei pescatori connazionali che hanno provato a bloccare il passaggio dell’isola.


Dopo queste minacce e prese di posizione francesi, Boris Johnson ha deciso di passare al contrattacco schierando a difesa del Jersey e con il solo intento di monitorare la situazione ben due navi da guerra, la HMS Severn e la HMS Tamar.


A questa mossa inglese, Parigi ha ulteriormente risposto inviando nel Canale due motovedette.


Al netto delle posizioni dei due Paesi nella questione su chi possa essere nel giusto o nel torto, le ultime prove di forze dei due Stati non solo hanno minato seriamente la stabilità dell’intero continente, ma non sono state veramente utili per sciogliere questo nodo economico-diplomatico.


Infatti, entrambi i leaders hanno sfruttato questa situazione per mostrare i muscoli in vista delle tornate elettorali e delle vicende nazionali che li vedono o li vedranno protagonisti. Johnson deve distogliere le attenzioni dei media su un presunto scandalo di spese private finanziate con i fondi del partito e i Conservatori sono impegnati nelle elezioni amministrative nelle quali sono chiamati a difendere i 143 seggi conquistati in precedenza. Macron, dal canto suo, è chiamato a conquistare la fiducia dei Francesi in vista delle elezioni del 2022 che lo vedranno impegnato in un interessante e combattuto testa a testa contro Marine Le Pen.


Successivamente a questi stalli, la diplomazia è riuscita a prevalere grazie al contributo della piccola isola. Il Ministro degli Esteri del Jersey, Gorst, ha intrattenuto colloqui con le tre parti interessate dagli sviluppi di questa vicenda e ha affermato che c’è, attualmente, un lavoro tecnico di approfondimento e studio delle clausole della Brexit circa la disciplina della materia ittica. Il clima si è ulteriormente disteso anche grazie al rientro pacifico delle navi francesi che hanno liberato il passaggio insulare.


Una situazione del genere certifica la necessità di dover rivedere approfonditamente e nel dettaglio gli accordi interni alla Brexit affinché, nel concreto, non possano presentare dei problemi simili che potrebbero degenerare semplicemente a causa di deleterie manifestazioni di forza che hanno soltanto una valenza propagandistica e niente più.

 

Fonti:


Fonte immagine:

 
 
 

Comments


Post: Blog2_Post

Modulo di iscrizione

Il tuo modulo è stato inviato!

  • Instagram
  • Facebook
  • LinkedIn
  • Twitter

©2020 di Prospettive Internazionali. Creato con Wix.com

bottom of page