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La Germania del dopo Merkel


Settembre 2021 sarà, al di là dello specifico esito elettorale, un momento particolare e, per certi versi, storico per la Germania. Infatti, mentre in Italia sono passati diversi (anche troppi) Presidenti del Consiglio negli ultimi anni, a Berlino e dintorni si terranno le elezioni nazionali per decretare chi raccoglierà l’eredità di Angela Merkel che riveste la carica di Cancelliera da sedici anni, dal lontano 2005.


La Germania del dopo Schroeder, in questi anni, è cresciuta moltissimo a tal punto da diventare la “locomotiva d’Europa”, un costante punto di riferimento di virtuosismo economico e forza industriale per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Inoltre, Berlino è anche cresciuta a livello internazionale assumendo un peso specifico sempre più importante tra l’essere portavoce degli interessi e delle necessità comunitarie con gli Stati Uniti, nel fronteggiare i pericoli e le insidie della vicina Russia, fino a proporre, per ultimo, in collaborazione con la Francia, una nuova governance dell’UE che sia maggiormente al passo con un’epoca di grandi cambiamenti e di minacce politiche sempre più globalizzate e liquide.


Dalle primarie che l’UCD (Unione Cristiano Democratica) ha tenuto lo scorso autunno, è uscito il nome di Armin Laschet che rappresenterà il partito della Merkel, ad oggi, tra i favoriti per avere la maggioranza in Parlamento e guidare il Paese.


Interessante, ancor prima di sapere il responso elettorale e senza consultare alcun sondaggio, quali siano le idee di Laschet per comprendere anche in che modo si porrà rispetto alle ultime amministrazioni della Merkel e all’eredità politica e pubblica che la Cancelliera lascerà.


Le idee e le posizioni dell’attuale candidato si basano sulla volontà di confermare la posizione europeista e atlantista degli ultimi anni.


In particolare, riprendendo il solco della Merkel, anche Laschet punta alla struttura del Recovery Fund per risollevare l’Europa percependolo, però, non come una misura assidua dalla quale attingere in maniera indistinta, bensì come una risorsa che costituisca una più razionale “una tantum”.


Inoltre, come da tradizione tedesca degli ultimi 20 anni, anche Laschet intende rafforzare la posizione di Berlino all’interno delle dinamiche comunitarie. Il candidato Cancelliere ha affermato che è sua intenzione rivedere alcuni dei trattati fondamentali sull’Unione e sul suo funzionamento soprattutto per arrivare pronti ed efficienti al massimo livello per combattere minacce transfrontaliere come il terrorismo.


Questo progetto è davvero ambizioso perché significherebbe provare a cambiare la mentalità di un politico. Dalle parole rilasciate dallo stesso Laschet in un’intervista al New York Times, il candidato spiega come vorrebbe creare una mentalità europeista tale per cui un problema in Europa sia un problema europeo al quale serve, necessariamente, una soluzione europea.


Rifondare l’UE e darle un valore maggiormente ecumenico e fondante all’interno delle sue dinamiche politiche significa, inevitabilmente, confrontarsi anche con Paesi che, come Ungheria e Polonia, non hanno ancora ben compreso il significato dei valori comunitari e non li hanno estesi anche e soprattutto all’interno delle rispettive legislazioni nazionali.


Per questa grande e difficile sfida, Laschet propone la strada del dialogo nel tentativo di creare un senso di inclusione maggiore che permetta di dare a Bruxelles una voce unica e coerente in materia di libertà e diritti.


La stessa chiarezza di idee e progetti si ripalesa anche in ambito di politica interna (che si presenta come inscindibile dall’ambito estero) poiché, come anche evidenziato dal suo stesso partito, c’è l’intenzione di procedere con la completa realizzazione del gasdotto North Stream 2 (ad oggi mancante del 10% per la piena funzionalità), con i rapporti economico-commerciale con la Cina (nonostante il clima di incertezza dato dalle recenti sanzioni comminate da Bruxelles nei confronti di Pechino e viceversa) e di creare una vera e propria regionalizzazione degli accordi internazionali perché il Sud-Est asiatico è stato individuato come nuovo spazio per possibili investimenti e accordi commerciali.


Insomma, a pochi mesi dalla corsa elettorale, l’UCD ha le idee chiare per proporre una Germania in continua e costante crescita sia a livello di partito che di candidato. Il solco segnato dalla politica della Merkel rappresenta, indubbiamente, un’eredità difficile da raccogliere, ma anche un punto di partenza importante.

 

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