
L’elezione di Joe Biden a Presidente degli Stati Uniti ha consegnato al mondo un Paese nuovamente interessato a svolgere un ruolo di primo piano nelle vicende internazionali.
Una delle prime conferme di questo nuovo orientamento di Washington proviene dal progetto “Nato 2030” che nasce dall’esigenza di dare nuova linfa all’Alleanza Atlantica attraverso un aggiornamento delle prospettive e degli obiettivi dati dai nuovi scenari internazionali. Accanto a questa nuova agenda politica, si discute anche del possibile ingresso di Kiev nella NATO.
A questo possibile scenario, si aggiunge anche quello di un potenziale ingresso ucraino nell’Unione Europea. Nel 2025, la Polonia assumerà la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea e l’Ucraina è fermamente intenzionata a cogliere l’opportunità per concretizzare il proprio ingresso nell’UE. Varsavia, infatti, dopo Washington, è il principale partner di Kiev nella Comunità euroatlantica e questi rapporti potrebbero giocare un ruolo importante nelle nuove relazioni internazionali del Paese.
L’Ucraina, dal canto suo, è uno Stato in grande trasformazione e fermento culturale. Già sotto i riflettori della stampa internazionale per le elezioni del 2019 che videro il clamoroso successo politico dell’attuale Presidente, Volodymyr Zelens’kyj (un attore e comico che decise di candidarsi per sfidare la corruzione dei precedenti governi), il Paese sta ottenendo grandissimi risultati nei processi legislativi e di riforme che segnano un rapido avvicinamento sia a Bruxelles che a Washington.
Zelens’kyj aveva annunciato, fin dal suo insediamento, l’idea per un nuovo corso politico ucraino che riuscisse una volta per tutte ad allontanarsi dalla pressante incombenza russa nel segno di un’azione governativa volta alla trasparenza e a sconfiggere la piaga della corruzione.
Tra le misure preannunciate da Kiev per entrare nella NATO, spiccano l’aumento del suo impegno militare e politico nelle missioni internazionali dell’Alleanza Atlantica, specialmente in Kosovo, Iraq e Mediterraneo. Inoltre, è prevista la costruzione di due nuove basi navali nel Mar Nero, l’incremento delle attività e delle esercitazioni con i Paesi NATO al fine di aumentare l’interoperabilità e un piano per elevare la qualità delle proprie forze armate agli standard richiesti.
A margine di questa importante novità politica per l’area euro-atlantica, bisogna fermarsi a riflettere su ciò che sta accadendo in Europa in questo momento. Perché è indubbio che stiamo assistendo ad una vera e propria corsa da parte di Stati Uniti e Russia ad aggiudicarsi nuovi alleati e zone di influenza. Sembra percepirsi quasi i tempi della Guerra Fredda, con il mondo diviso in due parti ben distinte. Mosca ha rafforzato nuovamente la sua presenza negli affari caucasici, rinnovando i rapporti con l’Azerbaijan e inviando aiuti all’Armenia. Inoltre, nonostante l’instabilità della situazione socio-politica bielorussa, il Cremlino ha rafforzato il proprio legame con Minsk. Dall’altra parte, Washington accoglie con favore le posizioni anti-russe ed europeiste di Paesi come la Moldavia e l’Ucraina, senza dimenticare le candidature per la NATO di Polonia, Turchia e Georgia. Infatti, per le prospettive dell’Alleanza Atlantica sarebbe molto importante avere un rapporto di vicinato così forte con la Russia.
In più, aprire le porte della NATO a questi Paesi significherebbe avere un’influenza assoluta in Europa, costringendo, in questo modo, la Russia a ripiegare i propri interessi politici in Asia.
Oltre alle fondamentali mire espansionistiche americane, la stessa Ucraina potrebbe trarre dei vantaggi importanti da questo ingresso. Già in passato, l’Alleanza Atlantica aveva espresso la sua vicinanza alle posizioni di Kiev contro la Russia, rea secondo gli Ucraini, di aver provocato la rivolta in Crimea. La penisola, dal 2014, si è dichiarata autonoma ed è stata annessa dalla Russia senza il consenso della comunità internazionale. Inoltre, c’è anche la questione della regione del Donbass. Ad oggi, questo territorio, da sempre parte dell’Ucraina, vede l’occupazione di truppe russe. Che l’ingresso nella NATO, ancor più di quello nell’Unione Europea, possa costituire un passo deciso verso la risoluzione di un conflitto attualmente fermo ma pronto a riesplodere.
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