
Pochi giorni fa il Presidente americano, Joe Biden, ha sorpreso il mondo intero con le sue forti e inaspettate dichiarazioni nei confronti del suo omologo russo Vladimir Putin. Intervistato dall’emittente nazionale Abc, il quarantaseiesimo Presidente degli Stati Uniti ha definito il Capo del Cremlino un assassino ed ha affermato che egli pagherà le sue ingerenze nelle ultime elezioni americane.
Infatti, a tal proposito, già Hilary Clinton aveva avanzato un’accusa del genere contro la Russia, sostenendo che la vittoria di Donald Trump nel 2016 era stata favorita dai Russi che avevano sostenuto la candidatura del tycoon e che l’avevano sfavorita fino alla sconfitta finale.
Stavolta, però, è stato il candidato democratico a trionfare nella tornata elettorale e per questa ragione Biden ha promesso una pesante ritorsione contro colui che ha infangato il suo nome nel tentativo di impedirgli l’arrivo alla Casa Bianca. Questa forte presa di posizione, deriva dalla lettura del recente dossier che gli 007 americani hanno consegnato al Presidente e che certifica l’effettiva influenza russa nel voto del 2020.
La risposta russa non si è fatta attendere. Mosca ha richiamato il suo ambasciatore a Washington, Anatoly Antonov, con l’obiettivo di interrogarlo per fare il punto della situazione sui rapporti tra i due Paesi e valutare se sia opportuno o meno una qualche contromossa. Nel frattempo, Putin ha dato spazio alla diplomazia, invitando Biden ad un incontro per un confronto diretto tra loro e i due Stati.
Dopo questi sviluppi, è lecito domandarsi quale sia la ragione che ha spinto Biden a schierarsi in modo così forte e pubblico contro Putin.
Ovviamente, non si può parlare di una ripicca personale. Sicuramente, nel nuovo Presidente c’è il chiaro intento di dare un taglio netto rispetto al passato che trova il suo avversario massimo nella politica del suo predecessore. Infatti, a Trump è stata ripetutamente imputata un’eccessiva vicinanza con Mosca.
Un ulteriore strappo proviene dal recente rifiuto di Biden di tenere un incontro con Putin in via telematica. Il Cremlino ha fatto sapere, tramite una conferenza stampa, che non sono previsti altri incontri futuri. Questo porta ad una situazione di gelo ancor più forte e sempre più difficile da risolvere.
Però, se tra Washington che attacca e Mosca che risponde, Stati Uniti e Russia sono due attori geopolitici che hanno dei ruoli ben determinati, ci si deve domandare quale sia quello dell’Unione Europea che si trova, inevitabilmente, sia per ragioni geografiche che relazionali, tra due fuochi.
Dal punto di vista storico e politico, è indiscutibile il forte e saldo legame che lega Bruxelles agli Stati Uniti. Subito dopo il proprio insediamento, Biden aveva manifestato l’intenzione di rafforzare la presenza e il ruolo degli USA sia nei rapporti con l’UE che nella NATO.
Inoltre, l’Unione Europea, non molti anni fa, aveva inaugurato (e ha continuato) una politica antirussa infliggendo dure sanzioni economico-commerciali contro Mosca. Prima, come reazione all’invasione della Georgia, poi per l’occupazione della Crimea e della regione ucraina del Donbass e, infine, per la questione relativa al tentato omicidio di Alexey Navalny. Questi episodi, nel tempo, hanno sempre più incrinato i rapporti nell’asse Bruxelles-Mosca.
Di recente, però, i legami tra Unione Europea e Russia hanno subito un cambiamento radicale e significativo con un importante lavoro di diplomazia.
A fare da apripista a questa controtendenza è stata la Germania che, sempre più interessata ad accelerare i tempi sul perfezionamento e sulla definitiva realizzazione del gasdotto “Nord Stream 2”, ha ripreso il dialogo con la Russia forte anche della presenza dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder nel consiglio di amministrazione di una delle più potenti compagnie petrolifere russe. Completare la costruzione di questo gasdotto significherebbe riuscire a liberare Bruxelles dal continuo e inquinante utilizzo del carbone proveniente dall’Est Europa con degli enormi vantaggi in termini economici, climatici ed ambientali. Un ulteriore freno a questo progetto potrebbe arrivare dalle dichiarazioni di Anthony Blinken, segretario di Stato americano, che, insieme al segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha definito questo progetto una minaccia alla sicurezza energetica europea e degli alleati americani Polonia e Ucraina.
Al di là dei meri interessi legati al denaro, si può affermare che la decisione di Biden arriva in un momento particolare e anche drammatico per l’Unione Europea dal punto di vista medico-sanitario.
La recente crisi istituzionale dovuta ai decessi seguenti alla somministrazione delle dosi del vaccino AstraZeneca e le parole di Anthony Fauci che ha affermato che i dati dell’azienda sanitaria sono obsoleti e non aggiornati, ha spinto Bruxelles a valutare seriamente l’opzione data dal vaccino russo Sputnik V.
In Italia, l’istituto Spallanzani ha chiesto di poter sperimentare la cura russa sulle varianti per capire il suo grado di efficacia.
Nonostante gli incredibili e deleteri ritardi delle consegne vaccinali in Europa da parte di Pfizer e AstraZeneca, Bruxelles non sembra, però, intenzionata a proseguire un dialogo con la Russia per i vaccini. Il problema europeo, però, è una forte e discutibile divisione interna. Tra Paesi non ancora membri, come la Serbia, e altri già parte di Bruxelles, come l’Ungheria, alcuni hanno già aderito di loro libera iniziativa alla frontiera medica russa.
Al netto di queste situazioni, è difficile immaginare come l’Unione Europea riuscirà a risolvere questa grave crisi dovuta ai ritardi nelle cure. È anche difficile pensare che Bruxelles volterà le spalle allo storico alleato americano, ma non è possibile subordinare la propria economia e la salvaguardia delle proprie priorità (che oggi, una volta per tutte, includono la sopravvivenza alla pandemia, ma anche il rilancio economico e la tutela dell’ambiente) alla lotta diplomatica russo-americana.
Fonti:
Fonte immagine:
Comments