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Sono mesi difficili per il Brasile. L’atteggiamento negazionista del Presidente Bolsonaro ha messo a dura prova un Paese con grandissimi problemi sociali, sanitari e con un tasso di disparità sociale tra ricchi e poveri tra i più elevati al mondo.
In questi mesi Bolsonaro è stato ripetutamente immortalato dalle telecamere senza indossare i dispositivi di distanziamento sociale o non attuando regole e comportamenti corretti. Molte sono le foto in cui non indossa la mascherina (spesso la tiene in mano) oppure lo fa in modo sbagliato.
Altrettanto note sono le sue dichiarazioni. La testata giornalistica brasiliana “O Globo”, in diverse occasioni dall’inizio della pandemia, ha pubblicato interviste nelle quali il Presidente dichiarava convintamente che le misure restrittive adottate da molti Paesi (come la chiusura delle frontiere e delle attività commerciali), non avrebbero aiutato la gestione della pandemia, bensì avrebbero provocato un ingente calo del tasso di crescita economica, che sarebbe stato estremamente pericoloso per le sorti del Paese.
Il Brasile è il secondo Stato del mondo per numero di decessi dall'inizio della pandemia (298.676, riporta il bollettino del Ministero della Salute brasiliano), dietro soltanto agli Stati Uniti d’America, e da solo ha registrato più morti per covid del totale degli altri Paesi latino-americani. In Brasile la cifra dei decessi, rispetto all’inizio dell’anno, è quadruplicata. San Paolo, lo Stato più colpito, registra una situazione ospedaliera ormai ad un punto di non ritorno: nonostante l’ampia rete ospedaliera (sia pubblica sia privata), le terapie intensive sono piene e mancano medicinali e posti letto. A fine marzo ha registrato un nuovo infelice record giornaliero di decessi: 1209. Una cifra spaventosa.
Su una popolazione di circa 210 milioni di persone, la percentuale dei vaccinati è bassissima (8,5%). Le vaccinazioni stanno avvenendo mediante il vaccino brasiliano prodotto dalla Butantan. Le dosi consegnate al Paese nel mese di marzo sono state 19,5 milioni. La casa farmaceutica unita al Governo confida nel fatto che altre 54 milioni di dosi arriveranno entro il mese di agosto, raggiungendo 100 milioni di persone ed incrementando sensibilmente la copertura vaccinale.
Nel Paese si respirano preoccupazione e legittima ansia, data la situazione di grande emergenza. Il Presidente “Bolsonaro nega la gravità della pandemia, promuove gli agglomeramenti urbani, si scaglia contro i governatori che propongono l’utilizzo della quarantena. Ammette di non sapere quando finirà la pandemia, ma vuole comunque tranquillizzare il suo popolo. A tutti saranno garantiti i vaccini.” (El Paìs Mundo).
Luiz Inácio Lula da Silva, ritornato recentemente alla ribalta grazie al decadimento dei capi d’accusa per corruzione che pendevano sulla sua testa, ha commentato senza giri di parole la gestione di Bolsonaro. L’ex Presidente accusa il suo eterno rivale Bolsonaro, al quale attribuisce la responsabilità delle 300.000 vittime (“il più grande genocidio della nostra storia”), e rivolge ai leader politici europei un sentito appello affinché i vaccini siano messi a disposizione di tutti, in quanto bene pubblico.
Gli economisti brasiliani invocano misure più severe per contrastare e contenere la “devastante” situazione politica e sociale in atto. Pochi giorni fa è stata recapitata una lettera congiunta al Presidente, scritta da illustri economisti, ex ministri delle Finanze e presidenti della Banca Centrale, con centinaia di firme a chiusura della lettera stessa. Essi chiedono vaccinazioni di massa, chiusure e restrizioni severe (così da poter accelerare sulle vaccinazioni e tentare di rallentare la diffusione del virus). Già in passato, molti hanno tentato più volte di contrastare le parole del Presidente relativamente alle possibili perdite economiche che sarebbero derivate da blocchi e restrizioni. Riportiamo un estratto: “Questa recessione, così come le sue dannose conseguenze sociali, è stata causata dalla pandemia e non sarà superata fino a quando la pandemia non sarà controllata attraverso un’azione competente da parte del governo federale. È urgente che i diversi livelli di governo si preparino ad attuare un blocco d’emergenza.” Il PIL brasiliano nel 2020 ha contratto il 4,1%, provocando la più grande recessione annuale degli ultimi decenni e facendo perdere tasse per circa 58 miliardi di reais (6,9%, $ 10,5 miliardi). L’inflazione cresce sempre più e la disoccupazione, nel 2021, dovrebbe stabilizzarsi al 14,6%, raggiungendo un livello senza precedenti nella storia brasiliana. Milioni i nuovi poveri.
Bolsonaro in questi ultimi giorni non deve soltanto gestire la crisi umanitaria che dilaga nel Paese, ma ha problemi anche di stabilità politica. Il controllo del governo è stato fortemente compromesso dalla rimozione di alcuni vertici. I primi a ratificare le dimissioni sono stati Ernesto Araujo a capo degli Esteri e il generale Fernando Azevedo e Silva della Difesa. In aggiunta, il capo dello Stato ha rimosso i ministri di Giustizia, Casa civile, Avvocatura Generale dello Stato e alla Segreteria di Governo. Le dimissioni del ministro della Giustizia sorprendono molto. Il generale Azevedo e Silva è uno dei più alti rappresentanti dell’ala moderata del mondo militare. Con questo gesto vuole dare un segnale forte manifestando il suo dissenso nella gestione della pandemia. Al suo posto viene scelto il generale Walter Braga Netto, sollevato dal ruolo di Primo Ministro.
Bolsonaro viene attaccato da attivisti, dalla società civile, dagli esponenti del governo, dai sindaci delle più importanti città e perfino dai governatori. La sua stabilità politica è sempre più precaria: i sondaggi registrano un costante crollo e la crescita percentuale del sostegno a Lula da Silva. Il Presidente rischia l’isolamento politico. Gli analisti vedono Bolsonaro sempre più debole e ritengono i licenziamenti dei capi di Marina, Aeronautica ed Esercito dovuti al rifiuto di rispettare i desideri di Bolsonaro e aderire alla politicizzazione.
I militari, a distanza di sessant’anni dal golpe, si schierano in difesa della democrazia. Arthur Lima, capo della Camera ed esponente della coalizione di centro-destra, ha cercato di mettere alle strette il Presidente paventandogli la possibilità della messa in stato d’accusa se non dovesse cambiare il modo in cui combatte la pandemia. Gli economisti nella loro lettera hanno criticato il governo e chiesto di smettere di contrapporre in un infinito scontro salute ed economia.
La nomina del generale Paulo Sérgio Nogueira de Oliveira a tenere le redini dell’esercito è inaspettata. I due hanno sempre avuto divergenze nette nelle misure da adottare. Secondo “Correio Braziliense” Nogueira sarebbe stato apertamente a favore del distanziamento sociale e del lockdown. Inoltre, ha più volte rimarcato la possibilità di una terza ondata. Le dichiarazioni del generale avrebbero irritato il presidente e si sarebbero sommate ad altri segni di usura culminati con la partenza di Fernando Azevedo dal ministero della Difesa. Bolsonaro continua a ritenere l’esercito come un oggetto di sua proprietà, si legge nel “O Globo” ma l’esercito è dello Stato e di tutti i brasiliani. La nomina del generale Paulo Sérgio rafforza la prospettiva che le forze armate si allontanino dall'epicentro della crisi politica e ponendo un potenziale problema di leadership.
Bolsonaro fino a poco tempo fa veniva dichiarato favorito alle elezioni presidenziali del 2022. La prospettiva concreta di trionfare sembra essere sempre più distante.
Fonti:
Fonte immagine:
Militari brasiliani. Foto di EVARISTO SA/AFP/Getty Images.
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