
Lo scorso 20 novembre 2020 è stato tenuto virtualmente in Arabia Saudita il G20, presieduto da Sua Maestà il Re Salman bin Abdul al-Aziz Al-Saud.
In prossimità del summit, l’Arabia Saudita si è posta come obiettivo quello di migliorare la propria immagine dopo l’assassinio di Jamal Khashoggi lo scorso 2 ottobre 2018 nel consolato saudita a Istanbul.
Se da una parte, il G20 ha rappresentato un momento di grande orgoglio, per gli attivisti che lottano per i diritti umani è stato motivo di grande trepidazione.
Nel 2018 le autorità saudite hanno arrestato 13 attivisti e attiviste per i diritti delle donne solo per aver esercitato i loro diritti in materia di libertà d’espressione, d’associazione e di manifestazione. Sono cinque, infatti, le donne che si sono battute per l’emancipazione femminile e tuttora incarcerate. Oltre all’isolamento sono state sottoposte a maltrattamenti e torture di ogni tipo.
Particolare attenzione va riservata all’attivista per i diritti delle donne Loujain al-Hathloul, agli arresti domiciliari da marzo scorso. Altri attivisti detenuti sono Nassema al-Sadah, Samer Badawi e Nouf Abdulaziz, Salah Haidar, Waleed Abu al-Khair, Essam Koshak e Raif Badawi.
L’Arabia Saudita ha negato le accuse di tortura affermando, contrariamente, il loro impegno a mantenere vivo lo slancio verso l’empowerment di donne in tutto il mondo.
Loujain è in carcere in Arabia Saudita solo perché è stata tra le prime donne a mettersi alla guida di un’automobile. È stata portata in giudizio davanti al tribunale penale di Riyad il 13 marzo 2019. Le accuse contro di lei sono di “aver contattato organizzazioni internazionali”.
Il 26 ottobre Loujain al-Hathloul ha intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro il divieto di avere contatti regolari con la famiglia e per essere stata posta per diversi periodi in isolamento.
Alcuni legislatori hanno espresso dubbi sul fatto che il Vertice fosse ospitato da una monarchia assoluta come l’Arabia Saudita. Proprio per questo la Commissione europea ha invitato i capi della Commissione europea e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel, a non prendere parte di persona e inviare invece rappresentanti ai colloqui virtuali. Tuttavia, la Commissione europea ha affermato anche che il Vertice non riguarda la situazione in Arabia Saudita, ma importanti questioni di carattere globale, come la crisi economica e il cambiamento climatico.
Il G20, infatti, sembra prendere sempre più l’aspetto di un business club piuttosto che di una comunità di valori. Qui, gli Stati democratici devono trovare un modo per dialogare con regimi più autocratici come Russia, Cina o Arabia Saudita, con tutti i loro diversi interessi. Ma questo, a quale prezzo?
È davvero possibile chiudere gli occhi davanti ad abusi terrificanti e più volte pubblicamente denunciati, anche quando ci si riunisce per parlare dei problemi del mondo? La diplomazia internazionale non ha mai trovato una risposta a questo interrogativo e dare voce a queste povere e indifese persone sembra una questione passata sempre più in secondo piano. Il tutto è visto come troppo facilmente sacrificabile.
Fonti:
Comments