top of page

Elezioni in Ecuador: Al ballottaggio Yaku Peréz, il “difensore dell’acqua”.

Immagine del redattore: Giulia PatriziGiulia Patrizi

Aggiornamento: 11 feb 2021


In America Centrale è arrivato il momento di concretizzare gli agognati cambiamenti.


Il 7 febbraio in Ecuador il CNE (Consejo Nacional Electoral) ha reso noti i risultati relativi al primo turno delle elezioni presidenziali. L’11 aprile ci sarà il ballottaggio che definirà il successore di Lenin Moreno, il Presidente uscente, che terminerà il suo mandato il 24 maggio.


In sedici si sono fatti avanti per assumere la Presidenza ecuadoriana; in dodici non hanno superato la soglia del 5%. I restanti quattro hanno registrato le seguenti percentuali di voti:

Andrés Arauz: 32,07% Yaku Pérez: 20,10% Guillermo Lasso: 19,50% Xavier Hervas: 15,97%


Le schede bianche e i voti annullati sono rispettivamente: 301.538 (3.09%) e 924.924 (9.49%). Il tasso di assenteismo si aggira intorno al 18,85% (pari al 2.230.172 della popolazione).


Nessun candidato rende il Paese governabile. La Costituzione ecuadoriana assegna la vittoria solo nel momento in cui si verifica una delle seguenti condizioni: il candidato ottiene la maggioranza assoluta o, in alternativa, il 40% dei voti degli elettori, con almeno 10 punti di distacco dal secondo.


L’Ecuador dimostra di avere una classe politica acerba, in aggiunta ad un elettorato che sta velocemente prendendo una deriva populista, antipolitica e demagogica. Il suo popolo non vota le idee rappresentate da un Partito e incarnate dal candidato che lo rappresenta; vota in maniera impulsiva o, come loro stessi affermano, pasional. Gli elettori sono più inclini a dare la propria preferenza a chi si dichiara esplicitamente un “non-politico” e non si sente rappresentato dalla classe dirigente che fino ad ora ha guidato il Paese.


Non costituisce alcun elemento di sorpresa la percentuale assegnata ad Andrés Arauz, indicato da molti analisti ecuadoriani come il “preferito”. Gli exit-poll lo davano al 34-37%.


Arauz è l’erede della sinistra correista dell’ex Presidente Raffael Correra (al potere dal 2007 al 2017) e da cui ci si aspetta che mantenga fedelmente la linea del suo predecessore. Non ha mai nascosto di considerare l’ex Presidente il suo consigliere più intimo e fedele. Ha 36 anni ed è un economista. Ha vissuto negli Stati Uniti e in Messico dove ha ottenuto un Dottorato. Fu a capo del “Ministero della conoscenza e del talento umano” durante il governo Correa. Il suo programma prevede investimenti da destinare all’istruzione così da renderla accessibile a tutti e di qualità, il rafforzamento dell’economia e parte delle risorse per la ricerca e la tecnologia. Ha ricevuto il sostegno di importanti leader politici iberoamericani come, ad esempio, quello boliviano, l’attuale presidente argentino, il suo collega uruguayano, dal Presidente del Messico, da quello colombiano e anche dall’ex Presidente spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero.


Guillermo Lasso alla conquista della carica presidenziale per la terza volta. Esponente liberale e conservatore. È la punta del CREO (Movimento Politico Creando Opportunità). Viene descritto come il volto del cambiamento e dell’occupazione. Rappresenta l’antitesi alle politiche economiche del movimento socialista che hanno caratterizzato tutto il continente latino-americano nel corso del XXI secolo. Imprenditore della Banca di Guayaquil (una delle tre banche principali dell’Ecuador) sostiene di avere la ricetta perfetta per creare nuovi posti di lavoro e di recuperarne due milioni, che sarebbero destinati agli ecuadoriani. I punti principali del suo programma prevedono la lotta alla corruzione, una riduzione delle tasse e il rilancio economico del Paese andino. Una sfida decisamente ambiziosa, considerando l’alto tasso di disoccupazione e la fragilità dell’economia, acuita dal covid-19.


Carlos Ranulfo Pérez (Cuenca, Ecuador, 1969) è il leader del Movimento Indigeno Pachakutik. È un avvocato ed attivista per la tutela dell’ambiente. Nel 2017 cambiò all’anagrafe il suo nome in Yaku, una parola proveniente dal quechua che significa “acqua del monte” sia per sottolineare le sue radici aborigene sia perché ha deciso di sposare la causa indigena, diventando difensore dei nativi e dei loro interessi. La scelta del suo nome segna la sua discesa in politica e ne chiarisce gli intenti. È entrato recentemente nel cuore degli ecuadoriani con l’appellativo di “difensore dell’acqua”. Peréz si impegnò concretamente in questo promuovendo comitati provinciali per difendere le sorgenti idriche prima della creazione della miniera che si stava sviluppando nel sud del Paese (località di Cencua, provincia di Azuay). Fu accusato di terrorismo dal Presidente Rafael Correra che gli imputava le proteste contro la “Legge dell’Acqua” (2010). È considerato l’antagonista di Arauz. Celebre fu la sua dichiarazione nella quale si burlò apertamente del suo avversario: “L’acqua vale più dell’oro, anche se sembra che al signor Arauz piaccia più l’oro rispetto all’acqua, perché ha detto che estrarrà l’oro dai cellulari. Io posso rendergli omaggio con questo telefono affinché ottenga l’oro, ma io terrò per me l’acqua” (Fonte: El País Internacional).


Un dato di estremo rilievo si registra a Cuenca, la cittadina sita nella provincia di Azuay dove c’è la miniera fortemente ostacolata dalla popolazione locale e punto centrale del progetto politico di Peréz. La consultazione popolare anti-mineraria avrebbe raggiunto l’80% dei voti. Il Consiglio Cantonale di Cuenca ha promosso il plebiscito a fronte della precedente approvazione da parte della Corte costituzionale tenutasi nel settembre 2020.


La battaglia dell’acqua è stata vinta. A Cuenca ci sono 43 concessioni minerarie, dai cui si estraggono argento, oro e rame. Dal 7 febbraio (giorno in cui sono stati ufficializzati i risultati) è entrato in vigore il divieto di attività minerarie su larga scala nelle zone di ricarica dell’acqua dei fiumi Tarqui, Yanuncay, Tomebamba, Machángara e Norcay. Il Ministro dell’Ambiente deve convalidare la georeferenziazione di queste cinque zone di acqua di ricarica. Il Consiglio deve aggiungere quest’area nel Piano di utilizzo del suolo in modo tale da stabilire dove non sarà possibile svolgere attività minerarie.


La zona oggetto di consultazione popolare è costituita da 308.600 ettari formati da aree di ricarica idrica da cui nascono alcuni fiumi e dove sono stati individuati 4.200 specchi d'acqua ed apparterrebbe all’amministrazione comunale. La ricchezza d’acqua più importante risiede invece all’interno del Parco Nazionale di Cajas (PNC) che conta la presenza di 786 lagune e che compone la Riserva della Biosfera, dichiarata patrimonio UNESCO.


Felipe Cisneros, direttore del Water and Soil Management Program (Promas) presso l'Università di Cuenca teme che nei prossimi vent’anni il cantone potrebbe essere investito da uno stress idrico o da carenza di acqua potabile. Pertanto, bisogna costruire al più presto dei serbatoi nei bacini idrici più importanti. L’OMS raccomanda di monitorare e ridurre lo spreco di acqua perché, in alcune zone, raggiunge anche i 250 litri al giorno a persona, secondo uno studio della Direzione Ambientale del Comune. È di vitale importanza preservare l’acqua della Riserva, impedire di danneggiare l’ecosistema presente al suo interno e salvaguardare la salute del sistema idrico, così da salvaguardare anche la nostra. La vittoria del plebiscito popolare rappresenta una vittoria per tutti. Una prima vittoria per Peréz, una vittoria per l’Ecuador e, seppur marginalmente, una vittoria del mondo intero.


 

Fonti:

https://www.eluniverso.com/noticias/2021/02/09/nota/9619638/yaku-perez-pachakutik-guayaquil-cne-conteo-votos


Fonte immagine:

 
 
 

Comentarii


Post: Blog2_Post

Modulo di iscrizione

Il tuo modulo è stato inviato!

  • Instagram
  • Facebook
  • LinkedIn
  • Twitter

©2020 di Prospettive Internazionali. Creato con Wix.com

bottom of page