
Un anello, un cellulare o un computer sono alcuni degli oggetti di cui molti di noi fanno uso quotidianamente. Sarebbe però giusto porsi delle domande sull’origine delle materie prime ricavate e lavorate per la loro produzione. Molte volte, noi che acquistiamo i prodotti sopra elencati, non siamo neanche a conoscenza che magari un diamante esposto in una vetrina proviene da una zona di conflitto, oppure che dietro un cellulare vi è lo sfruttamento di un bambino che viene costretto a lavorare in una miniera per uno o due dollari al giorno.
Il settore dei diamanti negli ultimi anni è stato sottoposto all’attenzione delle Nazioni Unite, per quelli che sono stati ribattezzati come “blood diamond”, ossia diamanti grezzi provenienti dalle zone di conflitto. Uno dei primi casi fu nella Sierra Leone, Paese situato nell’Africa Occidentale. Tra il 1991 e il 2002, questo Stato fu coinvolto in una sanguinosa guerra civile contro i ribelli del Fronte Unito Rivoluzionario (R.U.F). Al vertice di questo movimento vi era Foday Sankoh, guerrigliero sierraleonese legato al signore della guerra e Presidente della Liberia Charles Taylor, con il quale entrò in contatto durante il suo periodo di addestramento in Libia.
Il R.U.F iniziò una sanguinosa guerra contro il Governo di Freetown, radendo al suolo interi villaggi e rapendo molti bambini, i quali venivano poi impiegati come soldati. Per finanziare la propria guerra i ribelli ricorsero alla vendita di diamanti, risorsa molto presente in Sierra Leone.
I diamanti venivano contrabbandati in altri Stati africani come la Liberia e la Costa D’Avorio. Per cercare di fermare questo traffico, nel 2003 a Kimberley in Sud Africa venne stipulato il trattato di Kimberley, nel quale si stabiliva che tutti i diamanti prima di essere immessi in commercio dovevano subire un processo di controllo, allo scopo di accertarne la loro provenienza. A questo trattato aderirono numerosi Paesi membri delle Nazioni Unite e grandi multinazionali impegnate nel settore.
Ovviamente alcuni Stati africani decisero di non aderire; tra questi vi era la Liberia, all’epoca dei fatti guidata proprio da Charles Taylor il quale tutt’oggi risulta essere detenuto all’Aja per i fatti riguardanti la guerra in Sierra Leone. Infatti, il signore della guerra liberiano subì una condanna a cinquant’anni di carcere nel 2012.
Un altro segnale preoccupante riguardante lo sfruttamento delle risorse minerarie in Africa arriva dalla Repubblica Democratica del Congo. Situato nel cuore dell’Africa, risulta essere una delle aree più ricche di risorse come diamanti, oro, cobalto e coltan. Nonostante questo, il Paese risulta essere ai primi posti per indice di povertà e di sviluppo. La RDC negli ultimi anni è entrata nelle attenzioni di grosse multinazionali straniere, interessate alle risorse energetiche come il cobalto e il coltan, dai quali si estraggono due materiali: il litio (usato principalmente per la costruzione di batterie per i cellulari o di computer) e il tantalio (impiegato prevalentemente per la produzione di microchip e dispositivi elettronici informatici). Tra i principali acquirenti di questi materiali si trovano principalmente le grosse multinazionali orientali (cinesi e coreane in primis).
L’estrazione di questi materiali però ha comportato dei metodi di lavoro molto discutibili agli occhi del mondo. Secondo numerose testimonianze è stato accertato che per l’estrazione di questi vengano adoperati i bambini. Molte associazioni umanitarie hanno denunciato lo sfruttamento di minori all’interno delle miniere. Questi giovani lavoratori, di fatto, mettono a rischio la loro salute e la loro integrità fisica, dato che il materiale in questione è di tipo radioattivo, senza contare il fatto che non vengono garantite loro le adeguate misure di sicurezza sul posto di lavoro.
Anche in questo caso, come per i diamanti, sarebbe necessario creare un sistema di tracciabilità volto ad individuare la provenienza del materiale. Questo sistema potrebbe contribuire a estirpare una serie di radicate problematiche politico-sociali come il finanziamento di guerre civili o il traffico di armi che arricchiscono ulteriormente i gruppi terroristici.
Fonti:
Sistema di certificazione del processo di Kimberley, https://www.admin.ch/opc/it/federal-gazette/2003/3214.pdf
Ricerca sulle miniere di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo: danni permanenti, https://www.amnesty.it/ricerca-sulle-miniere-di-cobalto-nella-repubblica-democratica-del-congo-danni-permanenti/
Bambini minatori in Congo: cobalto e coltan per l’hi-tec, https://www.ultimavoce.it/bambini-minatori-congo-cobalto-coltan-lhi-tec/
Sierra Leone rebel leader dies, http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3109521.stm
Sierra Leone, condannato a 50 anni di carcere l’ex presidente liberiano Taylor, https://www.amnesty.it/sierra-leone-condannato-a-50-anni-di-carcere-lex-presidente-liberiano-taylor/
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