Una possibile nuova ripresa del traffico di droga tra Sicilia e Stati Uniti

Il rapporto tra le cosche mafiose siciliane e le famiglie mafiose americane risale ormai a molto tempo fa, più precisamente al periodo post seconda guerra mondiale, momento nel quale molto probabilmente ebbe inizio la loro collaborazione. Di fatto, molti mafiosi che emigrarono negli Stati Uniti durante la guerra mantennero i contatti con i loro parenti e amici rimasti in Sicilia.
La regione venne messa al centro di un importante traffico di eroina internazionale: la città di Palermo era divenuta il principale centro di arrivo dell’eroina proveniente dal Triangolo d’oro (Sud-est asiatico). Una volta arrivata in Sicilia, la droga veniva raffinata e spedita negli Stati Uniti, pronta per essere venduta.
Questo traffico inizialmente era gestito dalle famiglie mafiose palermitane Bontate, Inzerillo e Badalamenti. In particolare le ultime due erano connesse a dei clan presenti negli States: Salvatore Inzerillo di fatto era imparentato con una delle famiglie più potenti della malavita di New York, la famiglia Gambino, mentre Badalamenti riuscì ad arricchirsi col traffico di eroina grazie ai suoi legami con la mafia di Detroit.
Le cosche mafiose palermitane, tuttavia, non furono le uniche a interessarsi a questo fiorente business. Nella provincia di Agrigento, complice anche il fattore migratorio di molti personaggi connessi alla malavita locale nel Nord America, molte famiglie mafiose riuscirono a mettere su un imponente traffico di droga. In particolare furono due le famiglie coinvolte, quella dei Caruana e quella dei Cuntrera, entrambe originarie di Siculiana. Quest'ultime riuscirono a sviluppare i loro affari grazie all’alleanza col vecchio capomafia Giuseppe Settecasi, capo indiscusso della provincia di Agrigento.
Negli anni ‘80 però questi equilibri saltarono a causa dello scoppio della seconda guerra di mafia, al termine della quale cambiarono i vertici del potere mafioso. Le famiglie mafiose americane, pur di non interrompere l’arrivo dell’eroina, decisero di accordarsi col nuovo capo della mafia siciliana, Salvatore Riina, il quale in cambio pretese l’eliminazione di alcuni esponenti di spicco legati agli Inzerillo.
Anche nella provincia di Agrigento vi fu un cambio di vertice. Negli anni ‘80 Giuseppe Settecasi venne ucciso dal suo luogotenente Carmelo Colletti, capo mafia di Ribera e principale referente di Riina nella provincia di Agrigento.
Il traffico di droga tra Sicilia e Stati Uniti proseguì in maniera indisturbata fino agli anni ‘90, periodo nel quale i padrini americani preferirono interrompere i rapporti coi siciliani, dato che questi ultimi erano finiti nell’occhio del ciclone per via del Maxi processo, al quale seguì una dura guerra di Cosa Nostra contro lo Stato Italiano, conflitto dal quale l’organizzazione mafiosa uscì sconfitta. Allo stesso tempo le autorità americane riuscirono ad assestare dei duri colpi alla malavita americana. Inoltre, in questo periodo, Riina poneva il veto sugli eventuali rapporti di affari tra i propri associati e gli americani.
Nei primi anni 2000 vi fu un boss che cercò di rimettere in piedi il canale d’affari con gli Stati Uniti, ovvero il capomafia Salvatore Lo Piccolo, detto anche il “Barone”. Quest’ultimo, inizialmente legato al clan mafioso dei Riccobono, decise di tradire il suo clan per passare coi Corleonesi all’inizio della seconda guerra di mafia. Nel 2006, in seguito all’arresto di Bernardo Provenzano, Lo Piccolo pensò di rimettere in piedi gli affari con gli americani come mezzo per realizzare la sua scalata ai vertici di Cosa Nostra. Questo suo progetto non riuscì ad andare in porto poiché venne arrestato nel 2007. Nel novembre del 2020, negli Stati Uniti, è stato arrestato Ferdinando Gallina, uomo d’onore legato alla cosca mafiosa di Carini, ritenuto dagli investigatori il braccio destro proprio di Lo Piccolo.
Nell’ultimo periodo le forze dell’ordine sono riuscite a scoprire un nuovo tentativo da parte dell’organizzazione mafiosa siciliana di rimettere su il traffico di droga. È stata infatti accertata la presenza di alcuni emissari della famiglia mafiosa dei Gambino in Sicilia, più precisamente nella città di Favara. Quello che le autorità di pubblica sicurezza temono è un possibile accordo coi nuovi vertici dell’organizzazione mafiosa, guidata ormai da qualche anno dal capomafia di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, attualmente considerato uno dei latitanti più pericolosi d’Italia.
La questione secondo gli esperti è molto critica, in quanto se questo traffico tornasse in auge porterebbe nelle casse di Cosa Nostra milioni di euro. Questi potrebbero poi essere utilizzati dall’organizzazione negli anni a venire, periodo nel quale è prevista l’assegnazione di nuovi appalti all’interno del territorio siciliano e non solo. Senza contare che le famiglie mafiose, avendo a disposizione ingenti quantità di denaro, potrebbero puntare ad acquisire molte aziende in difficoltà per via della crisi economica dovuta alla pandemia per eventuali attività di riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico.
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