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Britannia Rules The Waves

Immagine del redattore: Vanni NicolìVanni Nicolì

Aggiornamento: 30 dic 2020


Quando tutto sembrava perduto, le alternative negoziali terminate e il tempo scaduto ecco il miglior regalo di Natale che l’UE, la Gran Bretagna e i mercati europei potevano augurarsi…la Brexit si concluderà con un accordo che lascerà l’Unione e il Regno Unito in rapporti amichevoli.

Se è vero che il Paese di Sua Maestà ha sempre guardato al progetto comunitario con sospetto e senza mai troppa convinzione, nonostante il loro ingresso nel 1972, ora che si è consumato definitivamente questo tribolato divorzio ci può essere un sereno arrivederci che lascia aperte le porte al dialogo diplomatico e ai rapporti commerciali.

Il dialogo e il raggiungimento di questo accordo non erano affatto scontati nonostante i benefici che porterebbe ad entrambi (soprattutto agli Inglesi). Infatti, dopo l’esito del referendum e la staffetta al vertice del Paese tra il premier uscente David Cameron e Teresa May prima e Boris Johnson poi, tra Londra e Bruxelles si sono avvertite delle frizioni sempre più crescenti. Ad aumentare questo clima di incertezza e di allontanamento ha anche contribuito, senza dubbio, la politica isolazionista di Trump che ha cercato nel Regno Unito un partner da togliere all’Unione Europea e da avvicinare agli Stati Uniti.

Inoltre le elezioni nazionali del 2019 avevano ulteriormente rafforzato la posizione e il primato del partito Conservatore (con ben il 43,6% delle preferenze) guidato da convinzioni euroscettiche.

Al netto di queste premesse, quello che è stato battezzato come il “divorzio amichevole” risulta ancor più sorprendente ed importante.

I vari organi di stampa non hanno ancora diffuso il testo dell’accordo nella sua interezza ma sappiamo che questo permetterà alle due parti di continuare uno scambio di merci senza l’imposizione di dazi e di quote. Pertanto, non verranno imposte delle tasse all’ingresso nei confini dei due territori e non ci sarà alcun limite sulla quantità di prodotti commerciati e messi in circolazione.

Accanto alla materia squisitamente economica, verrà consentita anche la prosecuzione della cooperazione (peraltro già esistente) in alcuni settori chiave come quello della sicurezza, dell’energia e dei trasporti.

L’intesa commerciale, però, non deve essere presa come un via libera totale perché non si possono escludere, anzi devono essere messi in conto, futuri controlli di frontiera che potrebbero determinare costi aggiuntivi per le imprese inglesi ed europee.

Inoltre, verrà stabilito anche la fine della libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea nel Regno Unito. Da gennaio entrerà in vigore la nuova legge britannica sull’immigrazione, che prevede un sistema a punti e renderà molto difficile trasferirsi nel Paese per i lavoratori non qualificati, e che non contempla corsie preferenziali per i cittadini europei. Questo punto è stato considerato come uno dei più grandi vantaggi della Brexit da parte del partito conservatore che voleva ridare centralità alle necessità dei cittadini britannici.

Una delle cose più importanti che è direttamente conseguenziale alla Brexit è il fatto che il Regno Unito possa divincolarsi senza problemi dalle normative comunitarie e creare, all’interno dell’Europa, dei regolamenti economici molto più vantaggiosi per le proprie imprese e attirare così anche investitori comunitari. Questo punto dei negoziati, noto con l’espressione level playing field, è stato regolato e prevede il rispetto della buona concorrenza commerciale. Infatti, è previsto che Londra possa discostarsi dalla regolamentazione europea, senza arrivare al punto di arrecare un danno al principio della libera e leale concorrenza.

Se il valore della concorrenza viene fatto salvo, l’Unione concede massima libertà commerciale agli Inglesi. Per non perdere completamente i vantaggi economici che il Regno Unito aveva con ben 70 Paesi (europei e non) derivanti dall’ombrello protettivo rappresentato dall’UE, il governo Johnson si è già messo al lavoro per stilare degli accordi specifici che possano portare a dei vantaggi per Londra. Al momento sono state stilate ben 58 intese commerciali e altre sono ancora in fase di elaborazione.

Detto questo, è doveroso nutrire molte speranze su questa linea tracciata dall’asse anglo-comunitaria. Prima di tutto, da Italiani, perché sono molti i nostri connazionali che vivono lì e che meritano una posizione chiara e sufficientemente tutelata (specie per coloro che vi risiedono da diversi anni). In seguito, la presenza di un accordo con la Gran Bretagna permetterà all’Unione Europea di non perdere di vista un Paese abituato da anni a correre da solo ma che adesso, inevitabilmente, attirerà l’attenzione di diversi Stati. Dall’America fino alla Russia per non dimenticare la onnipresente Cina potranno vedere nel Regno Unito una terra fertile per nuovi accordi futuri.

 
 
 

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