
Come è noto, la Brexit avrà conseguenze importanti in molteplici settori (economia, commercio, trasporti, turismo, ecc.). Fra questi c’è anche quello della sicurezza e della cooperazione giudiziaria. I media mainstream hanno perlopiù sottaciuto questo aspetto, a noi molto caro. Con la Brexit, infatti, il governo inglese non farà più parte di Europol. Questo comporterà, per i Britannici, l’impossibilità di accedere alle sue banche dati e a tutti quegli strumenti pensati dall’UE per snellire la cooperazione giudiziaria fra Paesi membri, quali il MAE (mandato d’arresto europeo) e le indagini transfrontaliere congiunte. A questi mezzi è stato fatto ampio ricorso fin dalla loro creazione in quanto rivelatisi utili ai fini del contrasto al terrorismo islamico e alla criminalità informatica. Ciononostante, il Regno Unito resterà ancora membro di Interpol e, non potendo più ricorrere al MAE, dovrà rifarsi alla vecchia Convenzione del Consiglio d'Europa sull'estradizione firmata a Parigi nel 1957. Inoltre, per ogni altro tipo di cooperazione giudiziaria con i Paesi membri, dovrà sancire accordi bilaterali con ciascuno Stato. Tutto questo inevitabilmente riporterà a galla quella stessa lentezza burocratica e quel “filtro politico” che i moderni strumenti di cooperazione giudiziaria si erano preposti di eliminare al momento della loro creazione.
La Brexit porterà delle complicazioni anche a tutti quegli accordi comunitari relativi alla difesa e sicurezza comune dell’Unione Europea, quali ad esempio la PSDC e il sistema di navigazione comune Galileo. La perdita del Regno Unito in seno a questo tipo di alleanze significherebbe dover fare a meno di un partner che forniva alla difesa europea il 20% delle capacità militari e il 40% di quelle industriali. Una delle prime conseguenze della Brexit sulla PSCD è stato il dislocamento della sede delle operazioni della missione anti-pirateria Atalanta (EUNAVFOR) da Northwood a Rota, in Spagna. Tuttavia, il governo inglese sminuisce l’impatto che l’uscita del Regno avrà sulla politica comune di difesa e sicurezza. Infatti, per quanto riguarda personale e partecipazione a missioni e operazioni, il contributo dato dalla Corona ammontava rispettivamente appena al 2,3% e 4,3%. L’UE ha affermato che al momento del suo avvio nel 2020, soltanto i Paesi membri potranno beneficiare del sistema Galileo per scopi militari e di difesa delle infrastrutture critiche. Data l’importanza di un sistema di navigazione autonomo dallo statunitense GPS, Johnson sta facendo pressione per la concretizzazione di un piano da cinque miliardi di sterline volto alla realizzazione di un sistema analogo tutto inglese.
Oltre a quanto già riferito, l’UE perderebbe anche un importante elemento di collegamento con l’intelligence anglosassone di tutto il mondo, in quanto il Regno Unito è membro del Five Eyes, ossia un’alleanza che lega i servizi di intelligence di Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Australia e, appunto, Regno Unito.
Ad ogni modo, esperti del settore esprimono opinioni rassicuranti in merito alla futura cooperazione con la Gran Bretagna in tema di sicurezza e difesa, in quanto non mancheranno sedi internazionali per potersi confrontare con i vertici del Paese (il quale rimane membro della NATO, dell’OSCE, dell’OCCAR e dell’European Intervention Initiative promossa dal presidente francese Macron nel 2017). La stessa National Security Capability Review, elaborata dal governo di Londra nel 2018, conferma la volontà e l’importanza di cooperare a livello internazionale in tema di sicurezza (NSCR, 2018, p. 32).
Accanto a queste conseguenze, la Brexit potrebbe anche diventare un fattore che promuove, indirettamente, il terrorismo, specialmente quello di matrice nordirlandese. Una conferma arriva dall’omicidio della giornalista Lyra McKee avvenuto lo scorso marzo in occasione della manifestazione violenta realizzata ogni anno dai dissidenti repubblicani per commemorare l’”Easter Rising” del 1916 che fu repressa violentemente dalle forze militari inglesi. Dagli accordi di pace del 1998 si è sempre cercato di tenere di mantenere aperta la frontiera che separa Belfast da Dublino, ma ora l’uscita dall’UE da parte del Regno Unito potrebbe riportare la presenza di controlli alla frontiera che potrebbero fomentare vecchi dissensi tra nazionalisti e lealisti.
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