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Bracconaggio: Una grave minaccia alla sicurezza internazionale

Immagine del redattore: Giuseppe GilibertoGiuseppe Giliberto

Negli ultimi anni sta emergendo in molte parti del mondo un nuovo business illegale in grado di alimentare cospicuamente le finanze di gruppi paramilitari e organizzazioni criminali, anche terroristiche. Questa nuova fonte di ricchezza per la malavita è costituita dal fenomeno del bracconaggio.


In passato il bracconaggio veniva considerato come un fenomeno di poco conto, messo in atto perlopiù da gruppi locali dotati di scarsa organizzazione. Negli ultimi anni, invece, la situazione è mutata in peggio: complice il livello ancora leggero delle sanzioni previste per chi perpetra tale attività, il bracconaggio ha catturato l’interesse e l’attenzione di grandi organizzazioni criminali e terroristiche, attratte dalla possibilità di realizzare enormi guadagni a basso rischio. A ciò si aggiunga che, al giorno d’oggi, i gruppi di bracconieri possono operare con strumenti tecnologici e armi sofisticate, di cui sono entrati in possesso grazie ai contatti sviluppati proprio con le organizzazioni criminali e terroristiche transnazionali. Inoltre, la facile corruzione delle autorità dei Paesi coinvolti facilita senza dubbio il transito delle risorse verso i mercati internazionali.


Quanto alle aree coinvolte, il fenomeno del bracconaggio riguarda principalmente l’Africa, l’Asia e l’America Latina.

Nel continente africano i gruppi di bracconieri vengono assoldati da gruppi terroristici come Boko Haram (organizzazione terroristica di stampo jihadista collegata all’ISIS, che opera principalmente nello Stato della Nigeria) e Al Shabaab (cellula terroristica collegata ad Al Qaeda, attiva principalmente in Kenya e Somalia). Venendo ad altre organizzazioni meno note al pubblico, vale la pena citare il L.R.A (Lord Resistence Army), gruppo guerrigliero attivo principalmente nella Repubblica Democratica del Congo e in Uganda, guidato dal “signore della guerra” Joseph Kony. Fanno parte di questo sistema criminale anche il Janjaweed (gruppo filo governativo sudanese), il RENAMO (Gruppo di resistenza nazionale attivo in Mozambico) e il SELEKA (milizia attiva nella Repubblica Centrafricana).

Rinoceronti ed elefanti sono i principali obiettivi dei bracconieri operanti nel continente africano. Gli animali, una volta catturati, vengono uccisi e subiscono l’asportazione di corni e zanne d’avorio. I guadagni derivanti dalla vendita sul mercato nero di queste parti degli animali vengono reinvestiti nell’acquisto di armi ed esplosivi, da impiegare successivamente in azioni di guerriglia o di terrorismo.

In Asia e in America Latina, invece, i gruppi di narcotrafficanti e guerriglieri risultano particolarmente attivi nell’uccisione di specie animali appartenenti alle categorie dei felini e dei rettili, le cui pelli vengono utilizzate per la produzione di pellicce e borse.


I bracconieri negli ultimi anni si sono resi anche autori di molti omicidi contro attivisti e ranger impiegati nella tutela delle specie a rischio. Uno dei delitti più eclatanti collegati al bracconaggio fu quello dell’attivista sudafricano Wayne Lotter ucciso da due sicari a Dar es Salaam il 16 agosto 2017. Ex ranger sudafricano, Lotter era anche il fondatore della ONG Pams Foundation, concretamente impegnata nel supporto al governo della Tanzania nella lotta al bracconaggio.


Le difficoltà al contrasto del bracconaggio derivano non solo dalla mancanza di pene severe per chi si macchia di attività illegali tanto crudeli: un altro fattore che favorisce lo sviluppo del fenomeno è rappresentato dalla mancanza di risorse per la salvaguardia delle riserve naturali. Molti Stati non dispongono delle risorse economiche necessarie a sostenere la lotta ai bracconieri.

Ciononostante, serve uno sforzo in più. Il fenomeno del bracconaggio, infatti, oltre a causare un enorme danno alla natura mettendo ancora più in pericolo la sopravvivenza di molte specie viventi che già rischiano l’estinzione, provoca ingenti danni anche al sistema economico di questi Paesi, per i quali le riserve di animali costituiscono una fonte di reddito dal punto di vista turistico. Inoltre, con riferimento alle ripercussioni che tale attività illegale potrebbe avere sugli Stati occidentali, la lotta al bracconaggio appare fondamentale per salvaguardare la sicurezza nazionale, potenzialmente minacciata dai collegamenti tra i bracconieri e i principali gruppi terroristici.

Nel 2015, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha fatto presente al Consiglio di Sicurezza la gravità della situazione nell’Africa centrale (l’area più colpita dai bracconieri), esortando gli Stati africani coinvolti ad agire cercando di cooperare e ad attuare leggi più severe contro i bracconieri. Viste però le molteplici difficoltà di molte della Nazioni coinvolte, sarebbe assolutamente necessario l’intervento delle Nazioni Unite per supportare le forze armate nelle loro attività di contrasto ai bracconieri.

 

Fonti:


 
 
 

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