
Lo scorso 10 dicembre gli Usa, sotto la guida del Presidente uscente Donald Trump, hanno offerto al Marocco il riconoscimento della sua sovranità sul Sahara occidentale in cambio della normalizzazione dei rapporti con Israele.
Si tratta del quinto Stato arabo ad attuare questo passo dopo Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Oman.
Il Regno del Marocco ha accettato di avviare la normalizzazione dei rapporti con Israele nell’ambito dei cosiddetti Accordi di Abramo. Questa decisione ha sferrato un duro colpo non solo ai Palestinesi, ma anche al popolo Sahrawi.
Dopo 29 anni di tregua sono riprese le ostilità tra Marocco e il Fronte Polisario, che si batte per l’indipendenza della Repubblica Democratica Araba Sahrawi. Gli Accordi di pace del 1991 prevedevano l’indipendenza della Repubblica, ma questo non è mai avvenuto dal momento che Rabat ha continuato a considerare il Sahara occidentale come parte del proprio territorio. Questo ha dato vita a manifestazioni che hanno portato allo scontro diretto tra gli attivisti saharawi e i soldati marocchini.
Di fronte alla proposta americana, il Marocco sembra non aver avuto dubbi. Questa decisione però ha portato diversi Paesi a considerare l’accordo come un vero e proprio tradimento nei confronti del popolo palestinese.
Il nuovo accordo avrà un impatto molto forte sull’interscambio economico e commerciale e nel settore turistico. Infatti, il 23 dicembre scorso è partito il primo volo diretto da Tel Aviv a Rabat, con a bordo una delegazione guidata dal consigliere della Casa Bianca Jared Kushner e dal consigliere per la sicurezza nazionale israeliana Meir Ban-Shabbat.
Secondo alcuni media, Tunisia e Algeria non hanno consentito al volo in arrivo da Tel Aviv di passare attraverso il loro spazio aereo, costringendolo a prendere una rotta indiretta per l’Europa.
Il Ministero degli Esteri tunisino ha infatti smentito, in un comunicato ufficiale, le voci che circolano sull’intenzione della Tunisia di normalizzare le relazioni con Israele.
Lo stesso Presidente della Repubblica, Qais Saeed, ha affermato che i diritti del popolo palestinese sono inalienabili e inammissibili. Ha inoltre aggiunto che il cambiamento della posizione di altri Paesi verso la normalizzazione con Tel Aviv non influenzerà la sua posizione sulla questione palestinese.
La decisione del Presidente non è data solo da una scelta politica, ma da una precisa posizione che si fonda soprattutto sulla volontà del popolo tunisino. I Tunisini, infatti, si sentono solidali con il popolo palestinese e sostengono fortemente i loro diritti che sono stati riconosciuti da numerose risoluzioni delle Nazioni Unite e da vari organismi internazionali, in particolare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l'Assemblea generale.
Nel frattempo, in Egitto, dal 10 dicembre stesso, si è diffuso l’hashtag “Normalizzazione_tradimento”, sebbene il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, sia stato il primo a mostrare il proprio apprezzamento per la mossa di Rabat.
Non si placano però le voci su nuovi Paesi che potrebbero unirsi all’ondata della normalizzazione che sta cambiando i giochi nello scacchiere mediorientale. In molti parlano di Indonesia, ma c’è anche chi guarda alle trattative per la riconciliazione in corso tra Qatar e Paesi del Golfo come un possibile segnale premonitore di un cambiamento di rotta anche su Israele. Ancora una volta, i futuri equilibri mondiali passano da quest’area.
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