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A chi le responsabilità?


Era il lontano 2014 quando l’Italia e l’Europa rimasero sconvolte e scioccate per le tristissime immagini che fecero il giro del mondo e che raccontarono di una delle più gravi tragedie umane consumatesi a largo del Mediterraneo.


Chi ricorda quelle 48 vittime che furono inghiottite dal mare, spezzate nella loro innocenza dal desiderio di una nuova e migliore vita, lontano da ciò da cui scappavano e con la speranza di un qualcosa di migliore e di nuovo.


L’indignazione fu massima, il cordoglio della comunità internazionale fu unanime. Al duro appello di Papa Francesco nei confronti dei politici italiani e comunitari fece seguito la solidarietà della gente comune e il gesto simbolico e commemorativo di lasciar cadere, da Pizzo Calabro, in acqua, ben 48 statue affinché nessuno potesse dimenticare quanto accaduto.


Sono passati quasi sette anni da quella gravissima tragedia umana e si può affermare che non è cambiato molto, anzi nulla è cambiato.


I dati diffusi da alcune ONG e organizzazioni internazionali, da Save The Children e dall’UNHCR confermano, non solo, la mancanza di un impegno politico comune e serio in Europa, ma anche un aumento vertiginoso degli sbarchi sulle coste europee ed italiane.


Gli ultimi naufragi, che hanno visto anche il coinvolgimento di bambini, sono un chiaro segnale di un totale corto circuito legale di matrice comunitaria.


Queste associazioni, infatti, denunciano come ancora oggi ci sia una continua e infruttuosa azione di rimpallo di responsabilità tra i Governi comunitari che impedisce di creare una rete sicura e forte per permettere l’ingresso di queste persone costrette ad imbarcarsi in viaggi così importanti per loro quanto rischiosi.


Nello specifico, l’agenzia UNHCR ha raccolto dei dati significativi che invitano a riflettere. Rispetto al 2015, nei primi mesi del 2021 gli sbarchi sono calati, ma negli ultimi tre mesi (maggio, giugno e luglio) c’è stato un numero di sbarchi che da solo è pari a quello registrato in tutto il 2020.


Su 37815 persone coinvolte nei flussi migratori, ben 35073 hanno deciso di affidare le loro speranze al mare e sono 19727 coloro che sono approdati in Italia (segue la Spagna che ha visto l’arrivo di 13176 immigrati). Un dato che fa riflettere è che Malta, il Paese più vicino all’Africa tra i 27 appartenenti all’Unione Europea, ha visto l’arrivo di “soltanto” 244 unità. Ora, il Governo di La Valletta già in passato si è scontrato diverse volte con quello di Roma per la mancata collaborazione con l’Italia e per il fatto di accettare nei propri porti un numero davvero esiguo di immigrati.


Esiste una soluzione a questa gravissima crisi umanitaria che ormai va avanti da così tanto, troppo, tempo?


L’Italia è stata tra i primi Paesi a cercare una mediazione con gli Stati del Maghreb (soprattutto la Libia) per cercare un accordo che portasse ad una modulazione degli sbarchi e dei soggetti coinvolti. Le autorità di Tripoli hanno beneficiato di accordi e risorse importanti, ma i risultati non sono stati così incoraggianti come si sperava e ci si aspettava. Di recente, come se non bastasse, una nave libica è stata ripresa mentre cercava di speronare un’imbarcazione di fortuna in pieno Mediterraneo arrivando addirittura a sparare colpi di mitraglia. Quella che, nelle intenzioni del legislatore italiano, doveva essere un’azione preventiva, si è trasformata in una becera repressione.


Anche questa situazione riflette il vero problema che si cela dietro queste situazioni. La mancanza di un player internazionale di peso e spessore come l’Unione Europea.


Fino al 31 maggio 2021, i primi tre Paesi coinvolti nei flussi (in termini di nazionalità dei migranti) hanno visto il coinvolgimento di Bangladesh, Tunisia e Siria.


Non è affatto pensabile immaginare che un solo Governo nazionale decida di farsi carico di questa situazione e cercare un rimedio alla stessa.


Dov’è l’UE? Dov’è quel tanto decantato nuovo accordo sulle migrazioni di cui si sente un’eco sempre più lontana e debole nei corridoi di Bruxelles?


In questo eterno indecisionismo, in uno stallo politico permanente, cosa può fare l’Italia?


È dal 2015 che il nostro Governo cerca di alzare la voce in materia di immigrazione senza successo. Esperti di diritto e di relazioni internazionali hanno sempre affermato che fin dal Governo Renzi il nostro Paese non ha potuto mai avanzare chissà quali pretese in questo campo date le nostre pesanti irregolarità in ambito economico e finanziario tra PIL e debito pubblico.


Quindi le tragedie dei migranti, davanti alle quali facciamo il minuto di silenzio nelle assemblee politiche, sono un oggetto di scambio come un mero foglio bianco che rappresenta un qualunque atto della grande, farraginosa a irrealistica macchina burocratica europea?


Si ricordi che lo spirito europeista voluto dai nostri padri fondatori (da Spinelli a Schuman e altri) ha sempre parlato di accoglienza. E ora? Nel momento del vero bisogno ognuno decanta solidarietà, restando indifferente alle necessità umane e politiche di tutti i soggetti coinvolti.

 

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